Commissione Ue, verso Fitto come unica proposta (nessuno in quota femminile). Ma chi lo sostituirà al dicastero?

Entro il 30 agosto, bisogna inviare i nomi definitivi a von der Leyen, che aveva chiesto ai governi di esprimere una doppia candidatura – maschile e femminile – per rispettare la parità di genere

Non ci sarà altro commissario europeo, per l’Italia, all’infuori di Raffaele Fitto. Almeno, questa è la convinzione della maggioranza, consolidatasi nelle ultime settimane di telefonate e incontri nelle masserie pugliesi. La richiesta di Ursula von der Leyen ai governi degli Stati membri di indicare una coppia di nomi – un uomo e una donna – è stata disattesa dai molti che hanno già spedito la candidatura a Bruxelles. La presidente della Commissione aveva chiesto di procedere così per consentirle di comporre un esecutivo europeo che rispettasse la parità di genere. E in questo scenario, per l’Italia, si era delineata l’ipotesi Elisabetta Belloni, candidata in ticket con Fitto. La numero uno del Dis è considerata papabile per le nuove deleghe della Commissione, Difesa e Mediterraneo. Le sue quote, però, sono diventate più risibili.


Perché, contemporaneamente, a Roma è cresciuto il fermento per l’eventuale successione di Fitto. Se si realizzasse il trasloco a Bruxelles, il ministero degli Affari europei, politiche di coesione e Pnrr da lui guidato potrebbe essere spacchettato. Giorgia Meloni non vuole sentire parlare di rimpasto e, per non sollecitare gli equilibri interni al centrodestra, propenderebbe per affidare a personalità esterne ai partiti i ruoli che furono di Fitto. È rimbalzato, negli ultimi giorni, il nome di Roberto Cingolani. Al quale verrebbe chiesto di rinunciare al lauto stipendio da amministratore delegato di Leonardo per assumere i dossier di Pnrr, Coesione e Sud. Gli Affari europei, invece, potrebbero essere mantenuti dalla stessa Meloni, in questa fase, per poi essere affidati a un esponente di Fratelli d’Italia. Circola il nome del diplomatico Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Esteri e oggi senatore.


Ad ogni modo, a Meloni restano otto giorni per inviare il nome del commissario italiano a Palazzo Berlaymont. Per il quale, oltre al portafoglio di primo piano – Pnrr, Bilancio e Coesione -, ci si aspetta anche la vicepresidenza. La scadenza fissata da von der Leyen è il 30 agosto, stesso giorno del vertice tra Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini e due giorni dopo il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa agostana. L’Italia è l’unico tra i grandi Paesi europei a non aver ancora ufficializzato l’investitura. E se Fitto, esponente meloniano, è un nome gradito a Forza Italia, partito nel quale ha militato a lungo e con il quale conserva ottimi rapporti, la Lega appare fuori dalla partita. Due le ragioni: la prima è il risultato alle elezioni europee, dove si è attestata come terza forza del centrodestra, scendendo sotto gli azzurri in quanto a consensi, la seconda è l’adesione al gruppo europeo dei Patrioti. E anche nelle istituzioni brussellesi esiste una sorta di conventio ad excludendum italiana: è il cordon sanitaire, che anche in questa legislatura non farà sconti a chi ha abbracciato le ideologie antieuropeiste di Marine Le Pen e Viktor Orban.

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