Commissione Ue, verso Fitto come unica proposta (nessuno in quota femminile). Ma chi lo sostituirà al dicastero?
Non ci sarà altro commissario europeo, per l’Italia, all’infuori di Raffaele Fitto. Almeno, questa è la convinzione della maggioranza, consolidatasi nelle ultime settimane di telefonate e incontri nelle masserie pugliesi. La richiesta di Ursula von der Leyen ai governi degli Stati membri di indicare una coppia di nomi – un uomo e una donna – è stata disattesa dai molti che hanno già spedito la candidatura a Bruxelles. La presidente della Commissione aveva chiesto di procedere così per consentirle di comporre un esecutivo europeo che rispettasse la parità di genere. E in questo scenario, per l’Italia, si era delineata l’ipotesi Elisabetta Belloni, candidata in ticket con Fitto. La numero uno del Dis è considerata papabile per le nuove deleghe della Commissione, Difesa e Mediterraneo. Le sue quote, però, sono diventate più risibili.
Perché, contemporaneamente, a Roma è cresciuto il fermento per l’eventuale successione di Fitto. Se si realizzasse il trasloco a Bruxelles, il ministero degli Affari europei, politiche di coesione e Pnrr da lui guidato potrebbe essere spacchettato. Giorgia Meloni non vuole sentire parlare di rimpasto e, per non sollecitare gli equilibri interni al centrodestra, propenderebbe per affidare a personalità esterne ai partiti i ruoli che furono di Fitto. È rimbalzato, negli ultimi giorni, il nome di Roberto Cingolani. Al quale verrebbe chiesto di rinunciare al lauto stipendio da amministratore delegato di Leonardo per assumere i dossier di Pnrr, Coesione e Sud. Gli Affari europei, invece, potrebbero essere mantenuti dalla stessa Meloni, in questa fase, per poi essere affidati a un esponente di Fratelli d’Italia. Circola il nome del diplomatico Giulio Terzi di Sant’Agata, già ministro degli Esteri e oggi senatore.
Ad ogni modo, a Meloni restano otto giorni per inviare il nome del commissario italiano a Palazzo Berlaymont. Per il quale, oltre al portafoglio di primo piano – Pnrr, Bilancio e Coesione -, ci si aspetta anche la vicepresidenza. La scadenza fissata da von der Leyen è il 30 agosto, stesso giorno del vertice tra Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini e due giorni dopo il primo Consiglio dei ministri dopo la pausa agostana. L’Italia è l’unico tra i grandi Paesi europei a non aver ancora ufficializzato l’investitura. E se Fitto, esponente meloniano, è un nome gradito a Forza Italia, partito nel quale ha militato a lungo e con il quale conserva ottimi rapporti, la Lega appare fuori dalla partita. Due le ragioni: la prima è il risultato alle elezioni europee, dove si è attestata come terza forza del centrodestra, scendendo sotto gli azzurri in quanto a consensi, la seconda è l’adesione al gruppo europeo dei Patrioti. E anche nelle istituzioni brussellesi esiste una sorta di conventio ad excludendum italiana: è il cordon sanitaire, che anche in questa legislatura non farà sconti a chi ha abbracciato le ideologie antieuropeiste di Marine Le Pen e Viktor Orban.
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