La madre di Saman Abbas è arrivata in Italia per scontare l’ergastolo: «Dirò tutto, non l’abbiamo uccisa io e mio marito»

Nazia Shaheen estradata dal Pakistan, dove era latitante dal 2021. Andrà a Rebibbia, poi sarà sentita dai giudici

Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, è arrivata in Italia. La 51enne, arrestata in Pakistan lo scorso 31 maggio dopo che a dicembre scorso è stata condannata all’ergastolo dalla Corte di Assise di Reggio Emilia per la morte della figlia, è sbarcata da un aereo di linea proveniente da Istanbul all’aeroporto Fiumicino di Roma intorno alle 14.40. La donna, scortata dal personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, coordinato dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia, andrà ora nel carcere romano di Rebibbia – in attesa della definitiva traduzione in un carcere emiliano. Nazia Shaheen era latitante dal 1° maggio 2021 quando tornò in Pakistan da Novellara, assieme al marito Shabbar Abbas – anche lui arrestato, condannato all’ergastolo in primo grado e poi estradato in Italia circa un anno fa.


«Non siamo i responsabili, colpevoli altri parenti»

Nazia Shaheen in questi anni ha fornito versioni che contrastano con quanto ricostruito dagli inquirenti. Secondo quanto riferito dalla donna ancora prima della partenza dal Pakistan, «lei e il marito non sarebbero i responsabili della morte di Saman», ha spiegato il procuratore di Reggio Emilia Gaetano Calogero Paci. Shaheen avrebbe attribuito invece la responsabilità della morte della figlia ad «altri parenti». «È una ricostruzione che chiaramente confligge con quella accertata durante le indagini e asseverata anche dalla Corte di assise di Reggio Emilia, ma ovviamente non possiamo escludere che questa volontà di partecipare direttamente al processo da parte di Nazia non assuma connotazioni diverse e che le possa consentire di pervenire ad una diversa ricostruzione di quei fatti», ha evidenziato il procuratore.


Il consenso all’estradizione

Successivamente all’arresto, la 51enne ha dato il proprio consenso all’estradizione e non ha fatto istanza di rilascio su cauzione. Shaheen, secondo i giudici della Corte d’Assise, «ha partecipato attivamente ai momenti in cui si è decisa la sorte della figlia e «la decisione di uccidere la ragazza è stata concordata dai genitori nel corso delle telefonate con Danish Hasnain». E, nelle carte del processo è stato messo nero su bianco che «gli imputati, Shabbar Abbas (il padre di Saman, ndr) e Nazia Shaheena hanno letteralmente accompagnato la figlia a morire». Il cadavere di Saman era stato ritrovato nel novembre 2022 in una fossa vicino al casolare dove viveva, a Novellara.

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