Muore Vito Procacci, il primario multato per aver lavorato troppo durante il Covid (e difeso da Mattarella)

Il 65enne ha perso la vita dopo aver accusato un malore in mare. Inutili i tentativi di rianimazione

Il primario del Pronto soccorso del Policlinico di Bari, il 65enne Vito Procacci, è morto dopo aver accusato un malore in spiaggia, dove l’uomo aveva deciso di farsi un bagno a mezzanotte dopo aver cenato. La tragedia è avvenuta nella tarda serata di ieri 21 agosto nelle acque di Gallipoli. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e i medici del 118, ma ogni tentativo di rianimazione si è rivelato vano. A dare l’annuncio della morte del primario è stata la famiglia sui social. «Stanotte il nostro amatissimo Vito è improvvisamente salito in cielo proprio come ha vissuto, con la leggerezza e la gioia di vivere che lo rendevano unico. Ha deciso di andarsene nel mare che amava tanto, nella terra per cui ha lottato, fino all’ultimo giorno», hanno scritto. Hanno poi fatto sapere che i funerali si terranno nella giornata di domani 23 agosto alle ore 16 presso la Cattedrale di Bitonto.


Il ricordo dei sindaci: «Un medico straordinario»

Dato il ruolo del medico e le tragiche modalità con cui ha perso la vita il 65enne, si è espresso anche il sindaco di Bari, Vito Leccese. «La sua generosità, competenza e dedizione, dimostrate ogni giorno e in modo straordinario durante l’emergenza Covid-19, sono state espressioni autentiche dei più nobili valori che ispirano il giuramento di Ippocrate. Il suo altruismo e lo spirito di servizio che lo hanno sempre guidato rimarranno un esempio per tutti noi», ha dichiarato il primo cittadino. Della stessa linea anche il sindaco di Bitonto Francesco Paolo Ricci che ci ha tenuto a ricordare Vito Procacci, che conosceva di persona, come «un medico di straordinario talento, ma anche un uomo di rara umanità e dedizione».


La difesa di Mattarella

Nei drammatici primi mesi della pandemia, alcuni medici del Policlinico di Bari erano stati colpiti da pesanti multe per aver violato le norme sui riposi obbligatori e per aver lavorato un numero di ore superiore a quello previsto. In quel contesto, il nome di Procacci era emerso a livello nazionale grazie a una lettera appassionata indirizzata al presidente Mattarella, con la quale denunciava l’ingiustizia di tali sanzioni. “Le scrivo perché oggi, dopo tutto l’impegno profuso da me e dalla mia meravigliosa equipe nel contribuire orgogliosamente a rendere un essenziale servizio ai cittadini, in nome del giuramento di Ippocrate e dell’articolo 32 della Costituzione, le affido tutta l’amarezza, la delusione e lo sgomento per il trattamento ricevuto da uno Stato che amo ma nel quale ad oggi faccio fatica a riconoscermi”, aveva scritto Procacci. E il Quirinale intervenne a difesa dei medici, poi prosciolto.

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