«Mio figlio sta male, non posso venire al lavoro»: l’autista Atac che usava certificati di malattia falsi

Licenziato: i documenti erano firmati da un pediatra inesistente. La Cassazione ha dichiarato legittima la decisione dell’azienda

C’è un nuovo iscritto al club dei “furbetti dell’Atac”, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico a Roma. Un dipendente, racconta oggi Repubblica, è stato licenziato dopo aver saltato diversi giorni di lavoro con certificati medici fasulli, messi nero su bianco da un pediatra in realtà inesistente. A dirla tutta, la vicenda risale ad alcuni anni fa. I certificati medici in questione portano le date del 26 gennaio 2016, 26 febbraio 2016 e 28 marzo 2018. «Mio figlio sta male, non posso venire al lavoro», si era giustificato tutte e tre le volte il dipendente. L’Atac ha iniziato a insospettirsi quando l’uomo ha tardato nel fornire il certificato medico per la malattia e così sono scattati i controlli, che hanno fatto emergere «il carattere non isolato della violazione commessa».


La sentenza della Cassazione

Quando l’azienda ha scoperto che il pediatra firmatario dei documenti in realtà non esisteva, il dipendente è stato licenziato. Il motivo ufficiale? «Aver giustificato le proprie assenza dal servizio in ragione di una situazione di malattia del figlio attestata da tre certificati medici e da altrettante dichiarazioni sostitutive la cui autenticità era contestata». L’uomo ha presentato ricorso, ma ha perso la sua battaglia giudiziaria sia in primo che in secondo grado. Ora è arrivato anche il verdetto della Cassazione, che ha confermato la versione dell’Atac e dichiarato legittimo il licenziamento del dipendente.


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