Quota 41 e il paletto della maggiore età: come si andrà in pensione nel 2025
Il governo punta a Quota 41. Ma il passaggio da Quota 103 potrebbe non essere indolore. Anche perché ci sono i numeri a dimostrarlo: passare dalla regola dei 62 anni di età e 41 di contributi comporterebbe un maggior numero di ritiri. Ma il crollo delle domande provocato dalla Legge di Bilancio 2024 fa pensare che possa essere comunque contenuto. Visto che il calcolo dell’assegno con il metodo contributivo determina un calo dell’importo pari al 15-30%. L’ipotesi oggi in campo è quella di introdurre comunque un altro paletto. Ovvero che si debba aver versato un totale di 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età. E quindi bisogna aver cominciato a lavorare con un contratto regolare non appena compiuta la maggiore età.
La corsa alla pensione
Sempre secondo i tecnici, spiega oggi il Corriere della Sera, non c’è da aspettarsi una corsa alla pensione nel 2025 proprio perché Quota 41 manterrebbe la penalizzazione del calcolo interamente contributivo. Non servirebbero quindi neppure grandi coperture. Anche perché già oggi chi ha 41 anni di contributi e 12 mesi di versamenti a 19 anni può andare in pensione anticipata. Come? Sfruttando i canali dedicati ai lavoratori precoci. Che però hanno anche altri requisiti. Tra questi la disoccupazione, l’invalidità, l’aver svolto lavori usuranti. La prossima settimana cominceranno le riunioni sulla Legge di Bilancio. Ci si aspetta comunque una proroga per Ape Sociale e Opzione Donna. Quota 103 invece potrebbe essere sostituita da Quota 41, in solitaria o con il paletto della maggiore età.
Le pensioni dei giovani
Ma le vere novità dovrebbero essere le pensioni per i giovani. Cioè di coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 e ricadono interamente nel sistema contributivo. La ministra del Lavoro Marina Calderone ha detto di essere favorevole a un nuovo semestre di silenzio-assenso per far confluire la liquidazione nei fondi integrativi. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha proposto che il 25% dello stesso Tfr vada obbligatoriamente ai fondi. E che la rendita si possa sommare con quella Inps per consentire ai giovani di superare la soglia di 3 volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro al mese) che consente di accedere alla pensione anticipata a 64 anni.
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