Naufragio Bayesian, 16 minuti per salvarsi: «Chi è morto è scappato dalla parte sbagliata»

I pm studiano i momenti precedenti l’affondamento del veliero. Le domande ancora aperte: il sollevamento della chiglia e la chiusura automatica che non ha funzionato. Quanto costerà recuperare il relitto

Sedici minuti per salvarsi. Chi era a bordo del Bayesian nella notte dell’affondamento del veliero ha avuto poco più di un quarto d’ora per decidere se vivere o morire mentre lo scafo si riempiva d’acqua al largo di Porticello a Palermo. E due vie da prendere. C’è chi ha preso quella giusta e chi quella sbagliata. Chi ha seguito la via di prua è finito a fondo: i cinque dispersi finora recuperati sono stati trovati fuori dalle rispettive cabine, sul lato opposto a quello destro, intrappolati dall’acqua che saliva rapidamente. E per questo non si trova Hanna, la figlia di Mike Lynch. Mentre ancora rimangono molte domande sul naufragio. E ancora non è stata recuperata la scatola nera. La tromba marina o il downburst appaiono le ipotesi più probabili.


L’indagine

La procura di Termini Imerese guidata da Ambrogio Cartosio indaga con il sostituto Raffaele Cammarano. L’idea è che in concorso per la tragedia siano intervenuti un evento atmosferico eccezionale e di potenza inaudita, ma anche errori umani e una gestione sbagliata dell’emergenza. La Stampa spiega che il comandante James Cutfield è il primo a rischiare. Contro di lui lui ci sono le decisioni e le manovre precedenti la tempesta e la successiva gestione dell’emergenza, visto che la metà dei passeggeri sono morti, mentre l’equipaggio, con la sola eccezione del cuoco, si è salvato per nove decimi.


Karsten Borner, comandante della Sir Robert Baden Powell, il veliero ancorato accanto al Bayesian, dice oggi al quotidiano: «Non voglio difendere l’equipaggio ma in quei momenti era davvero complicato scendere giù per portare su altri passeggeri. La barca stava affondando, in pochi minuti non c’era più. Quando poi sono tornato in acqua era tutto buio e non si sentiva più nessuno, c’era un silenzio irreale, anche se continuava a piovere e a grandinare e il vento era fortissimo».

I misteri

Per questo bisognerà indagare sulla lunga catena di misteri che avvolge il naufragio. Il primo è la questione della deriva rimasta alzata. Il sollevamento della chiglia potrebbe aver accelerato l’entrata dell’acqua sul Bayesian e averlo fatto affondare più rapidamente. Così come l’apertura del boccaporto all’altezza del tender. Non si capisce ancora perché sia stata ignorata l’allerta meteo sulla tempesta in arrivo. E lasciare i passeggeri nelle cabine è stato un errore madornale. Il sistema in uso sul veliero poi avrebbe dovuto chiudere automaticamente portelli e aperture. Prevenendo l’ingresso dell’acqua. Anche qui c’è un malfunzionamento le cui cause vanno indagate. Potrebbe trattarsi di un’anomalia presentatasi dopo il restyling della barca, avvenuto nel 2020.

Il recupero del relitto

E resta ancora in piedi la domanda delle domande: come ha potuto il Bayesian affondare in un minuto? Il filmato che ritrae il naufragio racconta ma non spiega. Quando i soccorritori avranno recuperato tutti i corpi si penserà al relitto. Per il quale è necessaria una bonifica: a bordo ci sono 18 mila litri di carburante e oli. Una bomba ecologica a 700 metri dalla riva. Il comandante sudafricano Nick Sloane, che ha recuperato il Costa Concordia, dice oggi a Repubblica che a nave va recuperata così com’è, in un pezzo solo, cercando di mantenerla intatta il più possibile.

Come? «È necessario prima di tutto fissare delle chiatte sulla superficie, e su quelle installare le grandi gru, proprio come quelle usate per la Concordia. Deve praticamente essere creata una grande piattaforma, un sistema che prevede anche navi di supporto per le immersioni. Per questa operazione ci vorranno una decina di giorni». Poi si potrà tirare su la barca: «Si tratta dell’operazione più delicata e deve essere fatta molto, molto lentamente, perché la Bayesian è piena d’acqua. Una volta sulla superficie, ci vuole anche una chiatta speciale su cui posizionare la barca per poi portarla a terra».

La bomba ecologica

Sloane spiega che quando la barca sarà in superficie il mare dovrà essere calmissimo, quindi bisognerà studiare bene il meteo. Per l’operazione «ci vogliono 40 sub, con attrezzature speciali per restare sottacqua a lungo e non solo 15 minuti come quelli che si occupano in queste ore delle operazioni di recupero dei corpi. Poi ovviamente ci vorranno anche i tecnici sulle imbarcazioni. In Italia ci sono tutte le professionalità necessarie per gestire l’operazione». E i costi? 15 milioni di euro. «Intanto adesso devono essere concluse le operazioni di recupero dei corpi, che quindi potrebbero passare anche quattro o cinque giorni. Il lavoro di recupero si può fare in sei-otto settimane. Comunque deve essere concluso prima della seconda parte di ottobre».

L’incidente

Infine, Sloane dice la sua sull’incidente: «Quella barca aveva un grandissimo albero e un sistema di bilanciamento basato sulla deriva, che pare fosse nella posizione alzata. Una volta ancorata e senza vele è stata colpita da un maltempo anomalo che ha fatto entrare tonnellate d’acqua all’interno della nave, in grandi spazi come il salone. A quel punto il problema, oltre alla situazione metereologica, è diventato quel peso enorme».

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