Naufragio tra Serbia e Bosnia, almeno 11 migranti annegati nel fiume Drina: c’è anche un bambino

La loro imbarcazione, partita dal Medio Oriente, era diretta in Italia attraverso la rotta balcanica. Si è capovolta vicino alla cittadina (bosniaca) di Bratunac

C’è anche un bambino di 9 mesi tra gli 11 morti accertati del naufragio sul fiume Drina, confine naturale tra Serbia e Bosnia. La loro imbarcazione, con a bordo almeno 25 persone, era partita dal Medio Oriente ed era diretta in Italia attraverso la rotta balcanica. Si è capovolta ieri – giovedì 22 agosto – vicino alla cittadina (bosniaca) di Bratunac. Lo ha riferito la protezione civile della Republika Srpska, l’entità serbo-bosniaca, precisando che circa 18 migranti, tra cui 10 minori di cui 6 non accompagnati, sono riusciti a mettersi in salvo. Ma non è chiaro se ci sia ancora qualche disperso.


Il corpo senza vita del bimbo è stato trovato in corrispondenza della località di Ljubovije, in territorio bosniaco. Era con la madre, anche lei morta nel naufragio. Delle 18 persone che sono riuscite a raggiungere la riva, 16 provengono dalla Siria e dall’Egitto. La rotta balcanica, via migratoria a partire dagli anni ’90, è diventata negli anni una delle principali porte d’accesso verso l’Europa. I recenti dati Frontex hanno rilevato un calo del 72% negli attraversamenti, con un flusso registrato di 10.640 persone. Nonostante il decremento, i tentativi di oltrepassare i confini non si sono mai arrestati. Ciò che cambia, però, è il modo di attraversare i Balcani seguendo infatti diverse rotte. 


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