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Sharon Verzeni, il sopralluogo a casa: «Sapevano cosa prendere». L’ipotesi: «L’ha uccisa un cliente del bar»

sharon verzeni sergio ruocco
sharon verzeni sergio ruocco
Dall'abitazione prelevati alcuni oggetti. Ma non il computer. «Cos'è successo? Per me qualcuno che è stato respinto»

Il sopralluogo in casa di Sergio Ruocco ha portato a un risultato. I carabinieri che indagano sull’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola sono entrati in casa: uno di loro aveva in mano una piccola telecamera. Quando sono usciti in mano non avevano nulla. Ma dall’abitazione sarebbero stati prelevati alcuni oggetti. Effetti personali della barista. Non il personal computer, ha precisato il fidanzato. «Sapevano già cosa prendere», ha aggiunto. E infatti la visita dei militari non è durata più di un quarto d’ora. Come se sapessero già cosa dovevano fare. Il blitz è arrivato subito dopo gli interrogatori agli zii di Sharon e ai colleghi di lavoro. Una di loro è, come Verzeni, seguace di Scientology. E proprio sull’esercizio commerciale sembrano concentrarsi adesso gli sforzi degli inquirenti.

L’ipotesi

L’ipotesi sembra essere quella che ha ventilato anche Mario Ruocco, il padre di Sergio: «Cos’è successo? Per me qualcuno conosciuto al bar che è stato respinto». Intanto si è scoperto l’autore della lettera anonima che citava Caino: si tratta di Giusi Previtali, zia materna e madrina della vittima. L’indagine oggi si concentra sulle «stranezze» dell’ultimo periodo della donna. E si cerca l’arma del delitto, molto probabilmente un coltello da cucina, nei campi. Il bar Vanilla Food aveva assunto Verzeni da un anno e mezzo. Per tramite dei datori di lavoro la ragazza si era avvicinata a Scientology. Bruno Verzeni, il padre, ha riferito di due corsi a cui era interessata Sharon: uno per agevolare l’interazione con i clienti e l’altro, consigliato da una collega, per il rilassamento. «Se ti è utile fallo», aveva detto alla figlia.

L’omicidio e l’arma

Sharon ha compiuto un tragitto di 2,7 chilometri tra via Merelli e via Castegnate prima di incontrare il suo assassino. Il killer ha agito nell’unico tratto non coperto da telecamere. L’azione è stata fulminea. Per questo si sostiene che il suo Dna non sia rimasto addosso alla vittima. Le telecamere hanno fissato le immagini di una ventina di persone passate in quei luoghi. Tra loro si cerca l’assassino o qualcuno che ha visto qualcosa ma è reticente.

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