Sharon Verzeni forse conosceva il suo assassino: «È stata l’aggressione violenta di una persona comune»

La pista degli inquirenti e l’ipotesi premeditazione. Da casa del fidanzato portati via cellulari e pc. La caccia all’uomo in bici e le telecamere

Forse Sharon Verzeni conosceva il suo assassino. Che aveva premeditato l’omicidio della barista a Terno d’Isola in via Castegnate, visto che aveva portato con sé il coltello. L’accoltellamento sembra frutto di un piano preciso. Mentre lei non ha sul corpo segni di ferite che portano a pensare che quella notte tra il 29 e il 30 luglio si sia difesa. Forse proprio perché non si aspettava di essere aggredita dalla persona che aveva davanti. Un altro elemento che porta a corroborare questa ipotesi è la telefonata di Verzeni al 118: «Mi ha accoltellato», ha detto Sharon all’operatore. Come se si volesse riferire a una persona precisa. Anche se chi l’ha uccisa non era per forza un professionista, visto che non ha dimostrato particolare perizia nel colpire.


L’aggressione violenta di una persona comune

Le indagini per questo puntano sulla tesi dell’aggressione violenta da una persona comune. Non un killer professionista. Che però un progetto lo ha fatto: via Castegnate è stretta, all’una di notte c’è poca gente. E ha colpito in una delle poche zone non coperte da telecamere. Ma si è preso comunque un rischio, perché qualcuno poteva vederlo. Ma ha agito forse perché conosceva bene la zona. E sapeva che avrebbe potuto scappare senza farsi vedere. Forse perché abita da quelle parti. Infine, colpisce anche l’orario scelto per l’omicidio. «Sharon non era mai uscita a quell’ora per andare a passeggiare», hanno detto i suoi genitori. Invece, quel lunedì 29 luglio, esce di casa a mezzanotte, cammina per due chilometri e mezzo, arriva in via Castegnate e proprio lì, proprio in quel momento, viene colpita». Come se l’assassino sapesse che sarebbe arrivata lì. Forse perché avevano un appuntamento. O forse perché conosceva già le sue abitudini.


La posizione di Sergio Ruocco

Intanto ieri dopo il nuovo sopralluogo a casa sua Sergio Ruocco è tornato a parlare con gli inquirenti. Che hanno fatto sapere che la sua posizione non cambia: non è indagato. Gli inquirenti hanno preso da casa sua cellulari e personal computer. Non quello di Sharon, perché Sergio ha detto che non ne aveva uno di proprietà. Ruocco ha fornito anche le password e i codici d’accesso dei dispositivi. Intanto si continua a cercare l’uomo in bici che appare dalle telecamere.

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