L’Isis rivendica l’attentato di Solingen: «È una vendetta per i musulmani in Palestina». Blitz della polizia al centro rifugiati: un arresto
Il gruppo jihadista dell’autoproclamato Stato islamico – meglio noto come Isis – ha rivendicato la strage di Solingen: «È una vendetta per i musulmani uccisi in Palestina», ha scritto in un comunicato diffuso su Telegram dall’agenzia di stampa Amaq. «L’autore dell’attacco a un raduno di cristiani nella città di Solingen in Germania ieri era un soldato del gruppo dello Stato islamico». La polizia tedesca, per motivi di indagine, non ha diffuso l’identikit dell’uomo che, la sera del 23 agosto, ha accoltellato i passanti alla festa cittadina di Solingen, nel Nord-Ovest della Germania. Ma l’identità dell’aggressore – che ha ucciso tre persone e ne ha ferite una decina – dovrebbe essere ormai nota agli agenti, anche grazie alla testimonianza di una delle vittime che ha dichiarato di «conoscere l’attentatore»: l’ha descritto come un «frequentatore abituale di una moschea locale». Inoltre, il quotidiano Welt am Sonntag, citando un rapporto della polizia, sostiene che l’autore della strage ha gridato il Takbīr, il nome dell’espressione islamica «Allah akbar», un attimo prima di compiere la strage.
Il blitz nello stabile che accoglie diversi richiedenti asilo
Intanto, nella serata di oggi – 24 agosto – gli agenti hanno fatto irruzione in una residenza per rifugiati della città di Solingen. Lo stabile si trova a 300 metri dal Fronhof, il luogo dell’attentato, e a 150 metri dal punto dove è stata recuperata l’arma usata nell’agguato. I poliziotti, coadiuvati dai reparti speciali, hanno circondato e transennato il centro per richiedenti asilo. Nel blitz, sono riusciti a catturare e ad arrestare una persona – forse un cittadino siriano – e hanno eseguito diversi interrogatori. Non si sa se l’uomo arrestato è l’autore della strage o se si tratta, semplicemente, di un complice.