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Vannacci fa sul serio: «Il mio comitato si sta trasformando da associazione culturale a politica»

24 Agosto 2024 - 23:27 Redazione
L'europarlamentare, tuttavia, respinge l'ipotesi che "Mondo al contrario" possa diventare un partito tradizionale

Portare nell’alveo del centrodestra nuovi elettori «che supportano Roberto Vannacci», per aiutare anche la Lega. Questo è il fine che l’europarlamentare, campione di preferenze alle scorse Europee nelle liste del Carroccio, vede per l’organizzazione che è nata intorno al suo libro. «Ho già detto che il comitato culturale “Mondo al contrario”, nato ad agosto 2023, che aveva già cominciato a tesserare nel 2023, non è nulla di nuovo». Tuttavia, «il comitato si sta trasformando da associazione culturale a politica, semplicemente perché prima seguiva uno scrittore e ora un politico». Dunque, Vannacci non ha intenzione di riunire i suoi seguaci in un partito tradizionale. L’europarlamentare, parlando a margine di un incontro alla Versiliana, mostra fierezza perché il suo comitato «non rappresenta un elettorato che esisteva già. Dei 365 mila voti che ho preso, tanti sono stati trasversali, fra cui molti dalla sinistra. Bisogna andare a vedere bene dove mi hanno votato, come mi hanno votato e con alcune analisi fatte bene si scoprirà che alcuni voti vengono anche da quell’area e da tanta gente che non andava a votare prima».

Da Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca, Vannacci interviene anche nel dibattito sulla riforma della normativa per il conferimento della cittadinanza. «Antonio Tajani con lo ius scholae dice “meglio dare la cittadinanza italiana a chi fa un percorso scolastico anziché a quelli che bighellonano per la strada”. Io dico: non diamola a nessuno. Aspettiamo di vedere chi se la merita, stabiliamo un percorso duro, lungo, che dimostri l’accettazione integrale dei doveri della Nazione e degli interessi nazionali». Per il generale, «ci sono tre criteri – per ottenere la cittadinanza -, rispettare la Costituzione e le leggi, pagare le tasse e difendere la Patria. Per quale motivo uno che studia da noi 3, 4, 5 anni dovrebbe accettare di difendere la Patria?». Vannacci porta come esempio la sua esperienza personale: «Io ho vissuto e studiato in Francia, dovrei essere cittadino francese? In realtà pur vivendo all’estero mi sono sentito ancora di più italiano e ho scelto di fare la carriera militare per il mio Paese. E comunque, ho studiato anche due anni in Romania, dovrei diventare romeno? E se studiassi in Russia diventerei russo, forse diventeremmo tutti putinisti adesso? Solo gli altri che vengono a studiare da noi devono ricevere la cittadinanza italiana, nel resto dei Paesi del mondo non è così». Lo ius scholae, dunque, per Vannacci comporterebbe un problema di reciprocità.

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