Elezioni Liguria, l’ultimatum di Andrea Orlando: «Se la prossima settimana non si chiude sul mio nome, valuto il ritiro della candidatura»

L’ex ministro e candidato in pectore alla prossima consultazione elettorale vuole chiudere l’accordo tra il campo largo. Le incertezze tra i progressisti

Non nasconde la sua irritazione Andrea Orlando, esponente di spicco del Partito democratico ed ex ministro del Lavoro nel governo di Mario Draghi. «Se la prossima settimana non si chiude sul mio nome, valuto il ritiro della candidatura», minaccia, come si può leggere su Repubblica. Un ultimatum per chiudere la partita delle nomine nel campo largo per le elezioni in Liguria: un campo quello progressista che parte dal Pd e abbraccia Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Azione. Ma le incertezze rimangono e l’eventualità di perdere un’occasione troppo ghiotta, riconquistare la regione dopo nove anni di Giovanni Toti, fa infuriare il candidato in pectore: «O si ufficializza la mia candidatura, o prendo atto che la coalizione debba trovare un altro candidato».


L’opzione Pirondini

La carta di Orlando fin dalle dimissioni di Toti è sembrata quella vincente. Ma l’attivismo di Matteo Renzi e i conseguenti malumori tra i Cinque Stelle hanno ritardato l’investitura ufficiale. Eppure l’ex ministro ha portato avanti i lavori preparatori: «Ho dato la disponibilità, ho lavorato alla coalizione e ai programmi», dichiara. Poi dalle fila dei pentastellati c’è stato il passo avanti del senatore Luca Pirondini, ex candidato alle comunali di Genova nel 2017, che subito ha voluto ridimensionare la sua mossa: «Non è contro Orlando». «È legittimo che il M5s provi a sondare la capacità di coalizione con Pirondini, o altri, – spiega Orlando – ma il mio nome è sul tavolo da troppo tempo e la questione tempo è determinante per l’esito elettorale, non solo per avere vantaggio sulla destra, ma per fare una cosa seria. Il centrosinistra deve presentarsi agli elettori con una proposta compatta e questo lavoro va fatto al più presto, con il ruolo di verifica, e di garanzia, del candidato presidente».


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