Federica Sciarelli si racconta: «Avrei voluto fare dieci figli, ma non mi piace raccontare i fatti miei»

L’intervista della conduttrice di Chi l’ha visto al Corriere: «Il flirt con Cossiga? Calunnie. Fui risarcita e comprai casa»

Federica Sciarelli a ottobre spegnerà 66 candeline e al Corriere della Sera si racconta, dopo tutti gli anni con Chi l’ha visto e quel saluto, lasciato ai telespettatori fedelissimi, all’inizio spaventati che lei lasciasse il programma. Ai vertici Rai, racconta, «gli è preso un colpo. Hanno detto: dobbiamo trovare una soluzione, mica te ne puoi andare». «Sono già nei palinsesti dell’anno prossimo effettivamente. Anche se arrivo dal Tg3 di Sandro Curzi (detto Telekabul, ndr) e non sono allineata al governo, non mi fanno andare via». «Il programma – racconta – ormai è un fiore all’occhiello della Rai, faccio ascolti e costo poco: noi non paghiamo esperti, né ospiti. Io ho dato tanto a “Chi l’ha visto?” e “Chi l’ha visto?” ha dato tanto a me. Non farei mai uno sgarbo così alla Rai. Anche se ho un ottimo rapporto con Urbano Cairo che avrebbe piacere ad avermi su La7; poi adoro Mentana e lavorerei volentieri con lui. Ma resto qui».


L’amicizia con Giovanna Botteri

Sciarelli racconta la sua amicizia con la giornalista Giovanna Botteri, andata in pensione dalla Rai (ed è approdata a La7). «Io e Giovanna ci siamo conosciute al Tg3 di Curzi: tutte e due capelli ricci, permanenti, maglioni improbabili, ci vedevamo poco: io al politico, lei agli esteri. Ricordo che in un telegiornale delle 19 le diedi la linea: lei era in Iraq ed era in una situazione di pericolo. Le dissi in diretta: “Stai attenta, mettiti al riparo”». Un legame che si è rafforzato durante la pandemia. «Un po’ sì. Ci siamo legate molto durante il Covid. Lei mi chiamò dalla Cina e mi disse: “Non dar retta a quello che dicono, la situazione è gravissima”. Mi diede un sacco di suggerimenti utili, che poi divennero obbligo in Italia». E ancora: «La ospitavo a “Chi l’ha visto” dalla Cina e, una sera, c’era ospite il sottosegretario alla Salute Sileri, Giovanna gli suggerì di far mettere la mascherina a tutti perché c’era il rischio degli asintomatici. E aveva ragione». Un programma insieme? «Si, siamo una la spalla dell’altra».


«Avrei fatto 10 figli»

Sciarelli è riservata. Molto. Non ama parlare del suo privato. «Mi verrebbe da dire perché “so ca… miei”. Non mi piace raccontare i fatti miei e non capisco quelli che li raccontano. Sono proprio molto riservata. Per esempio non vado mai ospite in altri programmi. Fuori dal lavoro voglio essere libera. Giro per strada con la pinza nei capelli». Ma con il Corriere si lascia andare su suo figlio Giovanni. «Se sa che parlo di lui… va beh, ha 28 anni, è alto, biondo, occhi azzurri: è bello come il sole. L’ho cresciuto da sola, mi sono separata subito da Sergio, il papà, ma abbiamo un ottimo rapporto». Con fatica: «All’inizio sì. Facevo il Tg3 delle 19, e anche il Tg notturno. Che adesso è a mezzanotte, una volta andava in onda anche all’una e mezzo. Ero distrutta. La mattina dovevo comunque alzarmi per portarlo all’asilo. Ero stravolta, ma felicissima di essere mamma. Se non fosse andata male la vita sentimentale, ne avrei fatti una decina di figli». E ancora: «Dico sempre a tutte: fate figli. Alle volte faccio pure gaffe perché lo dico a donne che hanno un’età improbabile». E come madre si preoccupa anche lei: «Una volta mio figlio si arrabbiò con me perché quando faceva tardi la sera, mi preoccupavo tantissimo. E una notte lo chiamai alle 3 e lui stava nella sua stanza a dormire…».

Sciarelli e Cossiga

Sciarelli parla anche della sua fase da inviata politica: «Ero una cronista politica e seguivo Cossiga: un’esperienza pazzesca. Andai a New York a seguirlo ed ero in ansia, c’erano tutti quirinalisti esperti, in aereo giocavano a scopone scientifico. I colleghi mi chiesero se volevo giocare con loro. Non sapevano che io ero bravissima. Vinsi un sacco di soldi e da allora mi rispettarono molto. Cossiga però parlava ogni cinque minuti, non c’era mai un momento di relax». «Mi insegnò l’arte del ragionamento, lui sapeva andare sempre oltre. Quando disse “i partiti sono finiti” gli diedero del picconatore, però lui aveva già capito tutto». Poi il settimanale Panorama scrisse di una relazione tra lei e l’esponente politico: «Mi infuriai. Dissi a Cossiga: “Io faccio causa”, lui: “Fai bene, quando vincerai, mi offrirai champagne”. La causa fu molto dura, io rimasi malissimo per quell’articolo, falso e calunnioso. Ero una ragazza giovane che aveva vinto un concorso e quel pezzo mi ferì immensamente. Pensai: “Che schifo d’ambiente”, volevo mollare tutto. Ma andai avanti. Perfino Curzi mi consigliò di non fare causa, “tra giornalisti non si fa” mi suggerì, ma io ero determinata ad avere la verità. Da una parte c’ero io, giovane cronista, e dall’altra parte la corazzata della Mondadori, con gli avvocati della Mondadori (…) La loro linea di difesa fu che la relazione con Cossiga era una battuta. Io ero sempre più furiosa. Se avessi incontrato Piroso (autore dell’articolo, ndr) non so che gli avrei fatto. Poi però lui si è scusato pubblicamente e disse: “Mi dispiace aver scritto quelle cose su Sciarelli”. Quell’episodio mi ha insegnato che bisogna tenere la barra dritta nella vita». E infine: «Ho avuto un risarcimento incredibile, e ho comprato casa. Poi tanta soddisfazione. Ero in lacrime. Lo dissi subito ai miei genitori, papà stava molto, molto male. Riuscì solo a dirmi: ”Complimenti Federica”, poi entrò in coma».

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