Si chiamava Hesham Moustafa Kamel Gaber e due giorni dopo esser morto sul lavoro ha ottenuto il permesso umanitario
Hesham Moustafa Kamel Gaber è morto in un incidente sul lavoro mercoledì 21 agosto in un’azienda di Monza: era rimasto incastrato nel nastro trasportatore per la compattazione dei rifiuti. Due giorni dopo arriva una notifica: era stato convocato perché aveva ottenuto la Protezione umanitaria che aspettava da un anno. Aveva ottenuto un permesso umanitario, ma era già deceduto da due giorni.
Chi era Hesham
Hesham, di origini egiziane, era arrivato dalla Tunisia a Savona dove per un anno e mezzo aveva fatto parte della comunità locale ed era stato ospite di un centro di accoglienza che rientrava in un progetto gestito dalla cooperativa sociale Arcimedia. Un programma per accogliere e sostenere da un punto di vista sociale i migranti. Lo ricorda il presidente della cooperativa Giovanni Durante, sentito da La Stampa: «Hesham Gaber era stato da noi per più di un anno, prima parte di un progetto di accoglienza di Albisola e poi a Savona; era arrivato in Italia come molti, sui barconi provenienti dalla Tunisia ed era in attesa della convocazione della commissione per la sua richiesta di protezione internazionale. Era un ragazzo intelligente, curioso: aveva imparato l’italiano e aveva tanta voglia di fare, di lavorare». Poi era andato a Milano, per lavoro: «A luglio aveva trovato un lavoro a Milano, inizialmente faceva avanti e indietro perché lavorava a chiamata, poi ci ha detto che lo avrebbero assunto in regola ed era uscito volontariamente dal progetto. Eravamo contenti per lui e per questa novità». Infine, la tragedia: «Siamo stati avvisati in via ufficiale, ci hanno anche chiesto qualche informazione – continua il presidente di Arcimedia – era un ragazzo molto riservato sulla sua famiglia d’origine, non sappiamo se e quando ci sarà un eventuale rimpatrio». Durante poi spiega la trafila burocratica della notifica di conferimento del permesso che ha dato vita alla triste “beffa” per Hesham: «È stata fissata la data della commissione, la aspettava. È burocrazia, nessuno lo fa apposta, ma rende ancora più amaro tutto quello che è accaduto». Il presidente poi denuncia il silenzio della stampa sulla morte del giovane operaio egiziano, derubricata a un semplice numero: «Non sappiamo come sia accaduto lo chiarirà la magistratura. Ma voglio sottolineare che non abbiamo letto il suo nome da nessuna parte, quasi fossero numeri, considerati solo forza lavoro come se poi dovessero scomparire. Sono persone con un nome, un volto e una storia».
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