Israele-Hezbollah, l’attacco sventato nella notte: «Erano pronti a lanciare 6mila missili, imparino la lezione». Ma ora si temono le mosse degli Houthi – I video

Netanyahu rivendica il successo dell’operazione preventiva dell’Idf: «Messaggio per Nasrallah e Khamenei»

Mai dall’inizio della grande crisi in Medio Oriente del 7 ottobre era stato così vicino lo spettro dell’apertura di un secondo fronte di guerra, tra Israele ed Hezbollah. Le forze dello Stato ebraico hanno lanciato nella notte tra sabato e domenica un attacco aereo preventivo mirato a una serie di postazioni lanciamissili in Libano. Hezbollah, sono convinti gli israeliani e confermano gli stessi miliziani, era pronta di lì a poco a lanciare un attacco su larga scala. Sarebbe partito alle 5 del mattino, con il lancio di centinaia di missili sul nord di Israele e di droni diretti anche verso il centro del Paese. Nelle prime ore del mattino Hezbollah ha comunque fatto partire una selva di razzi – 210 secondo l’Idf – oltre a una ventina di droni verso il nord di Israele. La maggior parte di essi sono stati intercettati dalle difese israeliane, mentre altri sono caduti in zone disabitare, senza causare vittime né feriti. Quella sventata dall’Idf, e lanciata poi in forma “depotenziata”, rappresentava la rappresaglia di Hezbollah per l’uccisione da parte di Israele del suo comandante militare Fuad Shukr, fatto fuori in un raid su Beirut lo scorso 30 luglio. E verosimilmente, per via indiretta, una parte della risposta armata dell’Iran per l’altro doloroso omicidio mirato, quello del capo di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran, meno di 24 ore dopo.


L’attacco sventato e la promessa di Netanyahu

Hezbollah ha fatto sapere in mattinata di avere «completato con successo la prima fase» del suo attacco a Israele, mentre Hamas si rallegra dello «schiaffo a Israele» così inferto. Eppure secondo Israele il colpo è stato sventato quasi su tutta la linea. Secondo la sua intelligence la milizia sciita sostenuta dall’Iran era pronta a lanciare 6mila missili ininterrottamente per un’ora a cominciare dalle 5 del mattino di domenica su molti centri israeliani, compresa Tel Aviv. Bersaglio grosso dell’attacco sarebbe stata poi, riportano i media israeliani, l’area di Gilot, vicino Tel Aviv, dove si trovano il quartier generale del Mossad e la base dell’unità 8200, corpo d’élite dell’intelligence. L’allerta resta massima in Israele, specie al Nord, ma l’aeroporto internazionale di Tel Aviv è stato riaperto al traffico aereo già alle 7 del mattino. E Israele ha poi condotto altri attacchi aerei contro postazioni di Hezbollah nel corso della mattina per «rimuovere le minacce». «Quello che è successo oggi non è la fine della storia», ha detto nel primo pomeriggio il primo ministro Benjamin Netanyahu aprendo la riunione del governo. Al contrario, ha aggiunto, «Nasrallah a Beirut e Khamenei a Teheran devono sapere che questo è un ulteriore passo nel percorso per cambiare la situazione al nord e far tornare i residenti (evacuati da mesi da quelle aeree, ndr) in sicurezza nelle loro case».


Inquieta attesa

Resta altissima, comunque, la tensione, con un equilibrio delicatissimo che potrebbe spezzarsi in qualsiasi momento portando a una guerra aperta tra Israele e Hezbollah che pure entrambe le parti dicono apertamente di non volere. Mentre secondo la Bbc, il prossimo capitolo della storia potrebbe essere firmato dagli Houthi. Potrebbe essere l’altra milizia locale sostenuta dall’Iran a lanciare la prossima ondata di attacchi contro Israele, attesa secondo l’emittente inglese per i prossimi giorni. Anche la fazione yemenita ha infatti un conto aperto con lo Stato ebraico, non avendo mai replicato al pesante attacco portato dall’Idf sul porto di Hodeida a luglio. A monitorare da vicino quanto avvenuto nelle ultime ore, ovviamente, anche la Casa Bianca, pur impegnata in parallelo a spingere i negoziati per un tregua a Gaza in corso al Cairo. Il presidente Usa Joe Biden stesso «sta monitorando attentamente la situazione». «È stato impegnato con il suo team di sicurezza nazionale per tutta la notte», ha dichiarato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Sean Savett. «Sotto la sua direzione, alti funzionari statunitensi hanno comunicato ininterrottamente con gli omologhi israeliani. Continueremo a sostenere il diritto di Israele a difendersi e continueremo a lavorare per la stabilità regionale».

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