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Dalla scommessa di «Sotto questo sole» al perché Cremonini ha scritto «50 Special»: la top ten dei tormentoni anni Novanta – La serie

25 Agosto 2024 - 19:30 Gabriele Fazio

Gianna Nannini & Edoardo Bennato – Un’estate italiana (1990)

«Ricordo che un giornalista una volta mi disse “Io devo dirtelo, tu per noi eri un punto di riferimento, ma quando ti abbiamo visto sgambettare sul campo dei mondiali c’è crollato un mito”», è il dicembre del 1989 quando l’Italia, in occasione dei sorteggi in vista del prossimo mondiale di calcio, che si giocherà da noi, presenta il proprio inno. La composizione e la produzione sono affidate a Giorgio Moroder, le voci del duetto sono quelle di Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Il brano impenna quasi subito fino in vetta alla classifica dei singoli più venduti, tra l’altro risulterà l’ultimo 45 giri della storia della musica italiana ad ottenere tale successo prima dell’avvento dei compact disc, scalzando La Lambada dei Kaoma. Perderà qualche posizione, senza mai scendere sotto la quinta, qualche settimana dopo, in zona Sanremo per intenderci. Poi, quando viene fischiato il calcio d’inizio del mondiale italiano, torna in pole position e ci rimane fino al 15 settembre, tirata via dalla cima della chart da Scandalo, nuovo singolo proprio di Gianna Nannini. Girano tante voci su questa composizione del pezzo, molti criticarono la scelta di Moroder di macchiare la solennità di un inno con le voci rock di Bennato e della Nannini, molti dicono che anche tra i due, che registrarono le loro parti separate, non scorresse esattamente buon sangue. Quello che è certo è che entrambi fecero questa cosa, molto importante, per poi scrollarsela di dosso il prima possibile. Bennato, protagonista l’estate precedente con la hit Viva la mamma!, perché considerato, come gli ammetterà quel giornalista di cui sopra, un cantautore impegnato di sinistra, niente che fosse compatibile con il brano che presumibilmente avrebbe rappresentato un successo commerciale di livello mondiale. La Nannini perché, anche lei particolarmente in hype in quel momento storico, rischiava di confondere il pubblico riguardo la sua natura di rocker dura e pura, una forza irrefrenabile che la stava portando addirittura al successo europeo. Poi però entra in gioco un altro fattore, che niente ha a che fare con dinamiche discografiche e calcoli sulla carriera: poche immagini nella nostra storia risultano così autenticamente emozionanti come quelle che ritraggono Totò Schillaci, la più luminosa favola di quel mondiale, con quello sguardo da marmo greco, saltare colpendo il cielo con un pugno, sulle note di quel «Noooootti magggiiiiicheeeee» per festeggiare l’ennesimo e totalmente inatteso gol. Un brano che vive e profuma di quell’Italia, calcistica e non, di quell’adrenalina incontenibile, un evento che in qualche modo ci riguardava tutti, e che ci regalò, a prescindere dall’eliminazione ai rigori contro l’Argentina in semifinale, effettivamente delle indimenticabili «Notti magiche».