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Fregene, l’estrema destra commemora il gerarca fascista Ettore Muti con un santuario: skin head con fasci, fiori e candele

Fregene Ettore Muti Casapound
Fregene Ettore Muti Casapound
Il ricordo di Casapound e altri gruppi neofascisti il 24 agosto per l'ex segretario del PNF che voleva attaccare Roma

Un santuario con tanto di poster, poi sotto candele e fiori. La commemorazione si chiude con i saluti romani e l’attenti. Una vera e propria parata fascista con tutti i riti tradizionali per Ettore Muti, militare, aviatore e segretario nazionale del partito Nazionale Fascista. Decine di neofascisti appartenenti a CasaPound, Blocco studentesco, Azione Frontale, Raido e il Cerchio, hanno reso omaggio al gerarca lo scorso 24 agosto a Fregene in via Palombina, fuori dall’abitazione dove viveva quando venne ucciso nel 1943.

La commemorazione

«I militanti della tartaruga frecciata hanno reso omaggio a Gim dagli occhi verdi deponendo un mazzo di fiori nella pineta dove trovò la morte», scrive Casapound sul suo gruppo Telegram. Il loro ricordo avviene di primo pomeriggio, mentre i militanti di Azione Frontale e del Cerchio si danno appuntamento in via Palombina in piena notte. Al muro affiggono un manifesto: una foto di Muti con l’abbigliamento da aviatore e poi le scritte “Eroe e martire” e la dedica “i camerati”. Nelle foto condivise online da Azione Frontale dei neofascisti sono ripresi di spalle con magliette con scritte e simboli che rievocano il regime. Tra di loro qualche skin head, le “teste rasate” che hanno abbracciato ideologie xenofobe e nazionaliste. Qualcun altro esibisce invece una maglia commemorativa con il numero “28”, riferimento alla marcia su Roma del Partito Nazionale Fascista avvenuta il 28 ottobre 1922.

Chi era Ettore Muti

D’Annunzio lo aveva ribattezzato “Gim dagli occhi verdi” dopo l’impresa di Fiume. Ettore Muti, nato a Ravenna nel 1902, aveva aderito da giovanissimo al Fascismo e aveva anche partecipato alla marcia sulla capitale. Nel 1923 entrò anche a far parte delle milizie volontarie per la sicurezza nazionale, le “Camicie nere”, e nel 1939, per un anno, fu segretario del partito. Andò in guerra in Etiopia e in Spagna, ma il 24 agosto 1943 venne ucciso proprio nella sua casa di via Palombina. Dopo la caduta del Fascismo, a Badoglio venne indicato come uno dei membri di un complotto tra fascisti e tedeschi che avrebbero attaccato Roma il 28 agosto. I carabinieri si presentarono a casa di Muti per arrestarlo, lui provò a fuggire e fu ucciso. La Repubblica sociale idealizzò la sua morte dedicando a Muti una brigata di camicie nere.

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