Nessuno studio dimostra che bisogna fermare «le iniezioni anti Covid in gravidanza»

Lo studio preprint citato da La Verità non dimostra affatto che i vaccini Covid in gravidanza sono pericolosi

Lo screen di un articolo de La Verità dal titolo «stop alle iniezioni anti Covid in gravidanza» sta cominciando a circolare su Facebook. La fonte principale è uno studio preprint, che da fine giugno attende di superare il vaglio dei revisori di una rivista seria per la pubblicazione. In merito ai vaccini contro il nuovo Coronavirus in gravidanza, i ricercatori parlano di appena 37 eventi avversi che supererebbero i livelli di sicurezza. Ma vediamo più in dettaglio di cosa tratta lo studio.

Per chi ha fretta:

  • Secondo un articolo de La Verità un nuovo studio preprint stroncherebbe i vaccini Covid in gravidanza.
  • Il documento però è mera propaganda No vax, prodotto usando segnalazioni non verificate come fonti, per altro raccogliendole in maniera discutibile.
  • Tra gli autori troviamo personaggi noti per i bias No vax e per aver proposto terapie alternative prive di fondamento.

Analisi

Le condivisioni dell’articolo sui vaccini Covid in gravidanza possono presentarsi con la seguente didascalia:

CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE.
Se ne sono accorti dopo 3 anni ma i medici che come me denuciavano venivano tacciati come NOVAX, perseguiti dall’ORDINE DEI MEDICI e sospesi SENZA STIPENDIO !

Tra gli autori personaggi noti per conflitti di interesse e bias No vax

Tra gli autori si cita un personaggio già noto per gli spiccati bias No vax. Nel preprint viene dichiarata l’assenza di conflitti d’interesse da parte degli autori, mentre si conoscono gli interessi nel promuovere un fantomatico «protocollo detox» per i vaccinati Covid da parte dell’autore Peter McCullough. Leggiamo anche le firme dei ginecologi James Thorp (altro personaggio noto per aver già diffuso delle fake new sui vaccini Covid, come ha spiegato la collega Jessica McDonald in un suo articolo del novembre 2022 per FactCheck.org) e Kimberly Biss (conosciuta per la medesima vicinanza agli ambienti No vax, come riporta Newsweek).

Vaccini in gravidanza: ancora le segnalazioni del Vaers usate come fonti

L’articolo sullo studio che metterebbe uno stop ai vaccini Covid in gravidanza è a pagamento, ma si trova una versione integrale su PressReader. Qui troviamo una seconda red flag: «gli autori hanno controllato il database del Vaers – continua La Verità – il programma statunitense per la sicurezza dei vaccini». Si tratta per la precisione di un ente che raccoglie tutte le segnalazioni di eventi avversi senza verificarle. In mezzo c’era finita anche quella del dottor James Laidler. Il medico e debunker riportatò di essere diventato l’incredibile Hulk a seguito del vaccino antinfluenzale. Tale dato venne cancellato dal database solo dopo che Laidler diede il suo consenso.

Vengono quindi sciorinati tanti numeri. Prendiamo per esempio quelli riguardanti i casi di aborto spontaneo: «3.494 segnalati dopo il vaccino anti Covid, 315 dopo l’anti influenzale, 936 dopo altre vaccinazioni». A che serve riportare delle segnalazioni non verificate su un fenomeno associato temporalmente ad un altro, se non ho il contesto di cosa succede normalmente? Il rischio è quello di allarmare le persone sulla base di correlazioni spurie, mettendo così a repentaglio la loro vita e quella dei futuri nascituri.

Visto che si cita il Vaers come fonte, restiamo in America e teniamoci dentro le stesse narrazioni No vax. Prendiamo le percentuali riportate dalla deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene e dalla ginecologa Kimberly Biss. Entrambe sono state protagoniste assieme a Robert Malone di una audizione molto condivisa nei gruppi No vax. Noi la analizzammo in almeno due occasioni (qui e qui). Biss contattò la matematica Jessica Rose condividendo con lei i dati della sua «pratica». Quindi venne condotta «un’analisi approfondita» sull’incremento degli aborti spontanei dopo l’introduzione dei vaccini Covid. Una “versione divulgativa” è disponibile su Substack

  • il 4% nel 2020;
  • l’8% nel 2021;
  • il 15% nel 2022.

Biss non confronta questi dati con le statistiche “ufficiali”, ma con un precedente studio di Naert et al., che conferma i suoi bias. Vede quindi che il tasso medio di aborti spontanei sarebbe normalmente del 5,39%. Ma la stessa dottoressa ammette che la media riportata nei manuali si aggira tra il 13 e il 15%. Più precisamente, secondo il manuale MSD «circa il 10-15% delle gravidanze confermate abortisce spontaneamente. Inoltre, il 25% di tutte le gravidanze termina con un aborto spontaneo durante le prime 12 settimane di gravidanza».

Tanto complottismo e pochi argomenti scientifici

Una terza red flag è il titolo del preprint: «I vaccini anti Covid-19 in gravidanza sono sicuri ed efficaci come affermano il governo statunitense, le organizzazioni mediche e l’industria farmaceutica?». È come se chiedessero: “vale più quel che affermiamo noi con dati non verificati, oppure le statistiche delle istituzioni più competenti al mondo?“.

L’introduzione poi è un condensato di affermazioni complottiste dove si accusano i CDC e l’FDA di aver manipolato il Vaers nascondendoci la verità. Ecco per esempio cosa riportano gli autori nelle conclusioni:

CDC/FDA non sono riusciti a catturare e rendere conto di un numero significativo di segnalazioni di casi di EA [eventi avversi, Nda] nel VAERS mediante una varietà di tecniche, in un evidente tentativo di ripulire i dati. Rochelle Walensky dei CDC ed Eric Rubin, redattore capo del NEJM, hanno promosso nuovi vaccini anti-COVID-19 non testati nelle donne in gravidanza, nonostante prove evidenti provenienti da più fonti che i segnali di sicurezza erano stati violati.

Un documento di «pura propaganda anti-vaccini» con errori di metodo

Nella sua analisi del documento in oggetto per Vaxopedia, il dottor Vincent Iannelli l’ha definito «uno studio preprint sui vaccini da parte di un influencer anti-vaccini, si può tranquillamente concludere che si tratta di pura propaganda».

«E sempre di più – spiega il medico -, hanno scoperto di poter abusare del sistema di pubblicazione di preprint per far sembrare di aver pubblicato un nuovo importante studio in una vera rivista medica. Ad esempio, il nuovo studio di Peter McCullough recentemente pubblicato è un preprint […] ed è stato approvato [nel database, non in una rivista, Nda] appena un giorno dopo la ricezione».

«Perché uno studio sui vaccini COVID e sul governo degli Stati Uniti include così tanti vaccini somministrati in altri paesi? […] il problema sorge quando si pubblicizza la propria prestampa come uno studio regolare – continua Iannelli -. C’è anche il problema che la maggior parte di questi preprint degli influencer anti-vaccini sono fatti così male che in realtà non dicono ciò che affermano i ricercatori!».

«Dicono semplicemente che i vaccini COVID hanno più voci sugli effetti collaterali nel “database VAERS” rispetto ai vaccini antinfluenzali per le donne incinte – conclude il medico -, ma non tiene conto di quanti vaccini sono stati somministrati? Sembra che siano informazioni importanti da includere nello studio, non è vero? […] In realtà la ricerca VAERS, che esclude automaticamente i casi stranieri, ha trovato molti meno risultati per gli stessi sintomi ed eventi avversi. E guardando gli studi pubblicati e sottoposti a revisione paritaria, sappiamo che i vaccini COVID in gravidanza sono sicuri ed efficaci».

Conclusioni

Non solo lo studio preprint usato come fonte da La Verità non dimostra che sia opportuno dare uno stop ai vaccini in gravidanza, ma il documento alla minima verifica si rivela pieno di red flag che rimandano alle solite narrazioni complottiste e No vax. Inoltre lo stesso metodo di ricerca usato è palesemente errato, per non parlare degli autori del documento, in buona parte noti per aver già diffuso notizie false sui vaccini, anche allo scopo di promuovere i propri “rimedi alternativi”.

Questo articolo contribuisce a un progetto di Meta per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Facebook.

Leggi anche: