La Regione Abruzzo e il tariffario per cacciare i cervi
Una delibera della Regione Abruzzo dell’8 agosto permetterà ai cacciatori di uccidere 469 cervi in due zone dell’Aquilano, compresi i cuccioli di età inferiore ai 12 mesi. All’apertura della stagione di caccia, il 14 ottobre, chi imbraccerà il fucile dovrà versare una quota che va dai 50 ai 600 euro per ogni singolo animale ucciso. Insorge il Comitato 2050 del Movimento 5 Stelle: «Questa delibera stabilisce una pratica di abbattimento massiccio di cervi in base a un piano di gestione che riteniamo inappropriato e contrario a qualsiasi principio di tutela della fauna selvatica».
Cosa prevede la delibera
La delibera votata dalla giunta guidata dal presidente Marco Marsilio, ma con il “No” di Forza Italia, prevede un piano di contenimento della popolazione di cervi presenti in regione. La misura si è resa necessaria per «i danni causati dai cervi hanno superato in molte zone interne i danni alle colture causate dai cinghiali. Addirittura dai dati sul monitoraggio delle popolazioni dei cervidi in Abruzzo emerge la presenza di un numero di capi più del doppio rispetto a quello del 2018 in termini assoluti», come ha dichiarato il Vicepresidente della giunta regionale con delega all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Emanuele Imprudente. I cacciatori, soprannominati “selecontrollori”, limiteranno quindi la presenza dei cervi attraverso il loro abbattimento. Il contributo, da 50 a 600 euro per ogni singolo animale ucciso, andrà versato ai rispettivi Ambiti di Caccia Territoriale. Secondo il WWF, il tariffario della Regione prevede: una quota di 50 euro per l’abbattimento di piccoli, di età inferiore ai 12 mesi, 100 euro per le femmine giovani e adulte, 250 euro per i maschi. La quota massima è prevista solo per i cacciatori provenienti da fuori i confini regionali. Secondo la Regione, dal 2019 al 2023 la popolazione di cervi ha causato danni pari a 895.340 euro. A questi andranno aggiunti quelli del 2024 che, secondo stime della giunta, porteranno la somma totale ben oltre il milione di euro.
La petizione del WWF
WWF Italia ha criticato con fermezza la decisione presa dalla giunta abruzzese e per questo ha presentato una petizione, per ora con 55mila firme, per fermare l’uccisione degli animali. «È inaccettabile considerare la fauna una fonte di arricchimento degli stessi organismi che organizzano i prelievi», sostiene l’associazione ambientalista.
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