Sven-Göran Eriksson è morto: addio all’allenatore svedese che portò la Lazio a vincere lo scudetto

Eriksson aveva 76 anni. Lo scorso gennaio, aveva ricevuto la diagnosi di cancro al pancreas

Sven-Göran Eriksson, uno degli allenatori di calcio più apprezzati di sempre, è morto all’età di 76 anni. Aveva rivelato lo scorso gennaio di essere affetto da un cancro al pancreas, aggiungendo che «nella migliore delle ipotesi» avrebbe vissuto solo un altro anno. L’ex allenatore della nazionale inglese, nonché personaggio assai noto in Italia avendo occupato le panchine di RomaFiorentina e Sampdoria, aveva portato la Lazio alla vittoria dello storico scudetto del 2000. Si era dimesso dal suo ultimo incarico, quello di direttore sportivo al Karlstad nella sua nativa Svezia, nel febbraio del 2023, per non meglio specificati problemi di salute. Il suo decesso è stato oggi confermato dal suo agente Bo Gustavsson, che ha aggiunto come Eriksson sia morto circondato dalla sua famiglia, nella sua casa.


Biografia

Eriksson vanta 40 anni di carriera. Iniziò in Svezia con il Degerfors IF, prima di assumere la guida dell’IFK Göteborg. Il suo talento però lo portò presto all’estero: da allenatore del Benfica portò la squadra a vincere due titoli di campionato e una finale di Coppa UEFA nel 1983. Passò alla Roma e poi alla Fiorentina prima di tornare al Benfica nel 1989. Fece ritorno nel Belpaese con la Sampdoria, che guidò al trionfo in Coppa Italia nel 1994, prima di un passaggio alla Lazio. Portò la squadra a conquistare lo scudetto nel 2000.


Il saluto ai fan

Nel trailer di un documentario a lui dedicato dal titolo Sven, che a breve sarà disponibile su Amazon Prime Video, Eriksson aveva dichiarato: «Ho avuto una bella vita, sì. Penso che tutti noi abbiamo paura del giorno in cui moriremo. Ma la vita riguarda anche la morte. Spero che alla fine la gente dirà, sì, era un brav’uomo, ma non tutti lo diranno. Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, il pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela. Addio».

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