Studenti contro turisti, quanto costa un posto letto nelle città italiane: «Mi propongono garage e cantine»

Dai 600 euro di media a Milano ai quasi 300 euro di Palermo: «Il padrone di casa con l’affitto breve guadagna il doppio»

Con l’estate ormai agli sgoccioli universitari e lavoratori tornano a popolare le città che hanno destinato come luogo delle loro attività. Ma una sfida si rinnova ogni anno: quella di trovare un tetto sotto il quale dormire senza spendere un patrimonio. Un fenomeno visto anche in Spagna. L’impresa però è ardua: un posto letto a Milano in zona universitaria costa in media 637 euro, a Bologna 506, a Roma 503. Ad accrescere le difficoltà la decisione di molti proprietari di casa di rendere disponibili le proprie abitazioni ad affitti brevi su piattaforme come Airbnb: «Così guadagna il doppio», spiega una precaria sentita da Repubblica.


I numeri degli affitti brevi

Nella nostra penisola gli affitti brevi sono in tutto 620mila. Dieci anni fa erano circa 89mila. In compenso le case sfitte, secondo stime Istat, raggiungono quota 10 milioni. Ma nonostante questi numeri l’aumento degli annunci nei siti come Airbnb che permettono ai turisti di alloggiare per qualche giorno nelle città più rinomate comporta un conseguente aumento degli affitti. A dirlo è uno studio del think tank Tortuga: una crescita dell’1% delle inserzioni su Airbnb comporta un innalzamento degli affitti del 5,7%. E a pagarne le spese sono gli universitari in cerca di una abitazione per studiare spesso lontano da casa o giovani lavoratori. «Gli affitti brevi ci rubano le case», lamentano gli universitari. Che non hanno neanche un sostegno dal pubblico: i fuorisede sono in tutto 830mila, ma gli studentati hanno solo 50mila posti.


I prezzi

A Napoli e a Firenze il prezzo di una singola per studenti è aumentato del 16%. Il responsabile italiano di Airbnb, Giacomo Trovato, riconosce anche le necessità del libero mercato: «Gli studenti sono una residenzialità specifica, la loro aspettativa è avere affitti a prezzi sussidiati, ma il libero mercato non può arrivare alla soluzione, non si può chiedere a un proprietario di affittare sottocosto». Ilaria Lamera, simbolo delle proteste studentesche contro il caro affitti con la sua tenda davanti al Politecnico di Milano, è tornata a casa, ad Alzano Lombardo, per risparmiare 600 euro al mese.

«Mi hanno proposto garage e sgabuzzini»

Tra le storie più incredibili raccontate dagli universitari a Repubblica c’è quella di Pablo Pipestem. Incredibile, ma è l’ordinario ormai in città universitarie come Bologna: «Passo le giornate sulle pagine Facebook dedicate alla ricerca di posti letto anche perché, appena arriva un annuncio “buono”, rispondono una ventina di studenti interessati e tra quelli uno che la prende c’è sempre, spesso è il primo. Parliamo di dieci minuti di tempo tra la pubblicazione dell’annuncio valido e il momento in cui sparisce». A Bologna studia Scienze politiche, prima aveva un contratto da 290 euro al mese per una stanza singola fuori dal centro in una casa condivisa con altri ragazzi. Il contratto è scaduto ed è alla ricerca di nuove soluzioni. Ma le offerte non scendono sotto i 500 euro al mese.

Il B&B

Che sia una stanza minuscola in periferia o una più vicina all’università, i proprietari si sono tutti adeguati a quella cifra. Sanno che prima o poi, con la fame di posti letto che c’è a Bologna, l’affitteranno. Per cinquecento euro, a cui vanno aggiunti i soldi per vivere, vorrei almeno un alloggio decente. E gli è stato proposto di tutto: «Garage trasformati in stanze per studenti, dove si vive praticamente in cantina, un paio di camere senza finestra, un appartamento che era in realtà un b&b, con ospiti che potevano cambiare ogni notte».

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