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Cosa dice la lettera di Mark Zuckerberg sui fact-checkers e la rimozione dei contenuti su Meta

27 Agosto 2024 - 18:28 David Puente
I fact-checker non sono responsabili della rimozione dei contenuti, contrariamente a quanto affermano certi ambienti

Una lettera di Mark Zuckerberg alla Commissione giustizia della Camera ha rivelato le pressioni subite da Meta da parte dell’amministrazione Biden e dell’FBI riguardo ai contenuti presenti sulla piattaforma. Nel documento, il fondatore di Facebook (oggi Meta) menziona anche il lavoro dei fact-checkers, scatenando alcune reazioni a causa di errate interpretazioni del suo contenuto.

Sui social, così come su alcuni siti considerati inaffidabili da NewsGuard per aver diffuso più volte fake news, circola una versione distorta dei fatti riportati nella lettera di Mark Zuckerberg, nella quale si sostiene che i fact-checkers avrebbero agito sotto gli ordini del governo americano o dell’FBI, rimuovendo contenuti indicati dalle piattaforme di Meta (Facebook e Instagram). Questa narrazione, però, non corrisponde alla realtà per diversi motivi.

Sulla pandemia Covid-19

Nella sua lettera, Mark Zuckerberg spiega come alti funzionari dell’amministrazione Biden abbiano esercitato pressioni sul team di Meta affinché venissero censurati determinati contenuti riguardanti la Covid-19. Tuttavia, oltre a non far parte del team di Meta, i fact-checkers non vengono affatto citati nella lettera sul tema. Come spiegato nelle linee guida pubbliche, Meta non ritiene di dover decidere ciò che è vero o falso e si affida ai fact-checkers indipendenti per identificare e verificare i potenziali casi di disinformazione.

Open è partner di Meta per la lotta contro la disinformazione dal 12 ottobre 2021. Durante la pandemia di Covid-19, il nostro lavoro è stato svolto in maniera del tutto indipendente, senza alcuna interferenza o richiesta da parte di enti governativi o autorità pubbliche o private di altro genere.

Come già chiarito più volte in passato, i fact-checkers non rimuovono contenuti. Questo è spiegato chiaramente da Meta nell’area dedicata al programma di fact-checking indipendente: «I fact-checkers non rimuovono contenuti, account né Pagine dalle nostre app. Meta rimuove i contenuti che violano gli Standard della community, che prescindono dal nostro programma di fact-checking». Ecco perché la rimozione dei contenuti relativi alla Covid-19, citata nella lettera di Mark Zuckerberg alla Commissione giustizia della Camera, non può in alcun modo essere collegata al lavoro svolto dai fact-checkers.

Il laptop di Hunter Biden

Un altro episodio citato nella lettera riguarda il laptop di Hunter Biden e la disinformazione russa nel periodo pre-elettorale del 2020 negli Stati Uniti. Alcuni personaggi noti per diffondere notizie false o fuorvianti hanno sostenuto che Meta si sarebbe rivolta ai fact-checkers per verificare la notizia del laptop, i quali l’avrebbero bollata come falsa commettendo un errore. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un’ennesima rappresentazione non veritiera della realtà.

Nella sua lettera, Zuckerberg spiega che Meta aveva inviato l’articolo del New York Post, contenente la notizia del laptop di Hunter Biden, per un controllo da parte dei fact-checkers. Mentre attendeva una risposta, Meta aveva temporaneamente “declassato” la notizia sui suoi social. Successivamente, una volta chiarito che non si trattava di disinformazione russa, Meta comprese che non avrebbe dovuto ripetere quella scelta. Risulta evidente che l’azione intrapresa da Meta non dipendeva da un responso dei fact-checkers indipendenti interpellati sul caso.

Infine, circola una terza narrazione fuorviante secondo cui l’episodio del laptop di Hunter Biden avrebbe portato alla modifica delle regole di Meta sui fact-checkers. Come già spiegato, quanto accaduto sui social di Meta riguardo alla notizia del laptop non dipendeva dai fact-checkers, ma da una decisione interna che, col senno di poi, è stata ritenuta sbagliata. Considerando questa esperienza, Zuckerberg conclude l’argomento nella sua lettera affermando che Meta non declasserà più temporaneamente le notizie in attesa di un responso da parte dei fact-checkers.

Conclusioni

Questa lettera, di fatto, non può essere usata come “prova madre” di presunti errori commessi dal programma di fact-checking indipendente di Meta. Al contrario, dimostra come lo stesso Mark Zuckerberg consideri valido e fondamentale l’operato dei fact-checkers indipendenti all’interno delle sue piattaforme.

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