La crociata di Fratelli d’Italia contro il progetto Ue sull’attivismo Drag: «Fondi pubblici per inculcare ai giovani l’ideologia gender»

Partita un’interrogazione alla Commissione Ue: i meloniani chiedono di interrompere i finanziamenti al percorso dedicato ai ragazzi tra i 14 e i 17 anni

Premessa: l’ideologia gender non esiste. Però è proprio contro questo costrutto che decide di scagliarsi la delegazione europea di Fratelli d’Italia. Per iniziativa dell’europarlamentare Paolo Inselvini, sottoscritta dai tanti meloniani a Bruxelles, si chiede la sospensione dei finanziamenti europei al progetto Dragtivism Jr, che rientra nel programma Erasmus+. Si tratta di un momento di scambio tra giovani, di età compresa tra i 14 e i 17 anni, che vogliono approfondire i temi legati al mondo Drag, all’inclusione e all’attivismo lgbtqia+. Seminari, incontri, ma anche occasioni di svago: una sorta di campo estivo di una decina di giorni che si terrà a Girona, in Spagna. Vi parteciperanno 30 ragazzi, dieci group leader e quattro “facilitatori”, provenienti dal Paese ospitante più Irlanda, Italia, Grecia, Slovacchia. La sovvenzione dell’Unione europea per l’iniziativa è pari a 35.730 euro.


L’ira dei meloniani

Per il partito di Giorgia Meloni, tuttavia, è inaccettabile che «fondi pubblici europei siano utilizzati per finanziare progetti che rischiano di esporre i più giovani all’ideologia gender e all’attivismo lgbtqia+». La reinterpretazione che FdI dà dell’iniziativa è quella di inculcare chissà quale teoria ai ragazzi, attraverso quelli che vengono definiti «seminari sulla decostruzione del gender». Per questo, la delegazione del partito ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea, pretendendo anche chiarimenti su come «si intenda garantire che i progetti finanziati da Erasmus+ rispettino pienamente l’integrità e il benessere psicologico dei minori coinvolti, e in che modo si verifichi il coinvolgimento e il consenso informato dei genitori prima di approvare la partecipazione dei minori a progetti che trattano tematiche così controverse».


Teoria di un «indottrinamento»

«Siamo stanchi – sentenziano i meloniani – di questi finti progetti educativi, pagati con soldi pubblici, che altro non sono che forme di indottrinamento ideologico. A Bruxelles pensino a diffondere i veri valori europei, la solidarietà, la dignità umana, la pace. Altro che queste follie in salsa “woke”». L’operazione politica prende spunto da una petizione online lanciata dall’associazione Citizengo. Sul suo sito, si presenta come «una comunità di cittadini attivi che lavorano insieme, utilizzando petizioni online e azioni di protesta, per difendere e promuovere la vita, la famiglia e la libertà». E, nella raccolta firme, protesta contro il progetto Dragtivism Jr perché, sostengono gli autori, insegnerebbe «agli adolescenti a vestirsi da drag queen e a spogliarsi nei bar gay».

«Questi minori vengono “avviati” alla carriera di drag queen, vi rendete conto? È pura follia. Dei minorenni italiani potrebbero partecipare a questo orribile laboratorio di lavaggio del cervello che viene finanziato dall’Ue. Vengono i brividi solo a pensarci, ma l’esposizione a questo tipo di sessualizzazione rende i minori dei bersagli particolarmente vulnerabili per i predatori», prosegue la petizione. I toni si esasperano – sfociando nel complottismo – con il prosieguo del testo di Citizengo: «Questi ragazzi vengono “formati” al campo di indottrinamento radicale per poi tornare nei loro Paesi come burattini attivisti della pericolosa lobby lgbt. Non si tratta solo di un disgustoso lavaggio del cervello, ma anche di un palese adescamento di minori! Dopo aver completato il corso, i partecipanti sono infatti incoraggiati a fare attivismo nel loro Paese. E vengono poi “utilizzati” per diffondere l’agenda lgbt nel loro Paese».

Gli obiettivi del progetto

Stando, invece, a quanto scrive la pagina ufficiale del progetto Erasmus+, sul portale della Commissione europea, «i partecipanti saranno – al Dragtivism Jr – saranno qualificati e dotati di competenze che consentiranno loro di essere più sicuri e di sostenere l’uguaglianza e i diritti umani per i giovani lgbtqia+, di sostenere la necessità di un’istruzione inclusiva e di combattere l’omobitransfobia nella pratica, attraverso l’uso di arte, teatro e umorismo». E ancora: «Vuole essere un’opportunità per i coetanei di diversi Paesi di esplorare l’espressione di genere come forma d’arte, ma anche come forma di attivismo che consente di sfidare lo spettro di genere. Serve a sfidare le situazioni ingiuste affrontate dal divario di genere e dai numerosi soffitti di cristallo che le donne e le minoranze affrontano quotidianamente». Poi, il sito della Commissione propone dei bullet points che riassumono gli obiettivi:

  • Esplorare il genere da diverse prospettive, comprese le realtà nazionali che i partecipanti portano con sé.
  • Esaminare in modo specifico le esperienze dei giovani lgbtqia+ e considerare una gamma di approcci e azioni diversi per creare resilienza e aumentare l’inclusione.
  • Considerare le pratiche per contrastare l’incitamento all’odio tra i giovani, affrontare i pregiudizi e contrastare la discriminazione attraverso l’arte e l’attivismo.
  • Esplorare i nostri possibili “alter ego” e come possono essere alleati per l’autosviluppo.
  • Imparare alcune competenze sull’arte del Drag che possono anche supportare una certa occupabilità futura.
  • Esplorare e celebrare la cultura lgbtqia+. Offrire uno spazio di ricerca e crescita personale ai partecipanti.
  • Sensibilizzare e aumentare l’accettazione delle persone lgbtqia+ in tutta l’Unione europea.
  • Raggiungere i cittadini, promuovere la diversità e la non discriminazione.
  • Utilizzare il programma Erasmus+ come strumento per realizzare progetti che promuovano i diritti lgbtqia+, i diritti umani e l’uguaglianza.

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