Spietato con Zelensky, cauto sul Nicaragua. Il Foglio: «La strana diplomazia di Papa Francesco»

L’analisi del quotidiano sulla presa di posizione del Pontefice all’Angelus di domenica

Nell’Angelus di domenica 25 agosto in Vaticano, Papa Francesco si è preso qualche minuto per rimproverare il governo ucraino. Il motivo? La messa al bando delle attività della Chiesa ortodossa russa nei territori di Kiev. «Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana. Le chiese non si toccano!», ha esclamato il Pontefice rivolgendosi ai fedeli. Una presa di posizione «inusuale», secondo Il Foglio, soprattutto – si legge nell’articolo a firma di Matteo Matzuzzi – perché «entra in una contesa che non riguarda direttamente la Santa Sede» e rappresenta «una condanna di fatto del nazionalismo ucraino».


Le critiche del Papa alla legge firmata da Zelensky

Il provvedimento criticato da Papa Francesco è stato firmato da Volodymyr Zelensky sabato 24 agosto, in seguito all’approvazione parlamentare, che ha visto 265 voti favorevoli, 29 contrari e 4 astenuti. La legge prevede che le parrocchie e le comunità monastiche ortodosse dovranno rompere ogni legame esistente con la Chiesa Russa del Patriarca Kirill entro nove mesi. In altre parole, dovranno affiliarsi alla Chiesa ortodossa ucraina. Secondo le autorità di Kiev, il provvedimento serve a inibire gli sforzi di Mosca, che sta usando la Chiesa ortodossa russa «come strumento di militarizzazione». Secondo Papa Francesco, invece, la legge firmata da Zelensky va nella direzione sbagliata: «Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione Russa, e pensando alle norme di legge adottate di recente in Ucraina, mi sorge un timore per la libertà di chi prega, perché chi prega veramente prega sempre per tutti». Il Pontefice ha poi aggiunto: «Non si commette il male perché si prega. Se qualcuno commette un male contro il suo popolo, sarà colpevole per questo, ma non può avere commesso il male perché ha pregato. E allora si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa».


Le parole più caute sul Nicaragua

Secondo Il Foglio, «non è da Francesco intervenire a gamba tesa in quelli che, prosaicamente, si potrebbero definire affari di altri». Ed è probabile, anzi, che lo stesso governo di Kiev sia stato colto di sorpresa dalle parole del Pontefice. Ma c’è un altro elemento sottolineato da Il Foglio. Se nella sua critica a Zelensky Papa Francesco ha usato parole dure e inequivocabili, su ciò che sta accadendo in Nicaragua il Pontefice si è mostrato molto più cauto. Nel Paese dell’America Centrale, ricorda l’analisi di Matzuzzi, «il regime sandinista di Daniel Ortega rende impossibile la vita della Chiesa, dei suoi ministri e dei suoi fedeli». Ma in questo caso, fa notare Il Foglio, il Pontefice è stato «bene attento a urtare la suscettibilità del despota». Rivolgendosi all’«amato popolo del Nicaragua», Francesco ha semplicemente incoraggiato «a rinnovare la speranza in Gesù».

In copertina: Papa Francesco durante un evento in Vaticano del 12 agosto 2024 (ANSA)