I genitori di Sharon difendono Sergio Ruocco: «Sicuri che non sia stato lui». La madre: «I Verzeni mi hanno detto: “Suo figlio può stare qui quanto vuole”»

La difesa della famiglia della ragazza uccisa a Terno d’Isola. E il racconto della madre di lui: «Per me è stato qualcuno che va al bar, chissà quante persone passano»

Uniti, insieme in casa, ai funerali, davanti alle telecamere. Il primo a difendere Ruocco è il papa di Sharon Verzeni, Bruno, che con la moglie lo ospita dal giorno dell’omicidio. «Siamo sicuri che non sia stato Sergio, è stato qualcuno che non la conosceva così bene, anche se non saprei chi. Sergio è tranquillo e lo siamo anche noi. Tra lui e Sharon non c’erano attriti», ha ribadito il signor Verzeni, ieri, davanti ai giornalisti. Fin dall’inizio la famiglia della ragazza uccisa a Terno d’Isola ha ribadito la sua fiducia verso l’idraulico, sostenendo che «è come un figlio».


Il racconto della mamma di Sergio Ruocco

Sergio Ruocco però una famiglia la ha già, ed è stata sentita dagli inquirenti. Maria Rosa Sabadini, 63 anni, una separazione alle spalle, altri due figli grandi, Stefano e Mirko di 32 e 29 anni, è la mamma del compagno di Sharon. Anche lei qualche giorno fa è stata convocata in caserma. «Mio figlio ha vissuto più con il padre che con me – racconta al Corriere della Sera che la intercetta – vedevo Sharon solo tre volte l’anno, a Natale, Pasqua e Ferragosto. Sergio me l’aveva presentata dopo qualche anno che stavano insieme, probabilmente voleva essere sicuro. È stata la sua prima fidanzata, o almeno la prima che mi ha presentato. Carina, simpatica, una brava ragazza».


La mamma di Sergio Ruocco e la mattina dopo l’omicidio

Maria Rosa, per tutti Rosa, ricostruisce il quotidiano, ha avuto una vita senza agi, facendo le pulizie in diverse banche e spostandosi in autobus. Quando si separò dal marito i due figli piccoli rimasero con lei. Sergio andò a vivere con papà Mario, a Seriate. Il ragazzo aveva già sedici anni. Ma, a dispetto della distanza, il rapporto tra Sergio e Rosa è comunque rimasto. Come domenica scorsa, quando il compagno di Sharon ha mangiato una pizza a casa della mamma, con presente il fratello Mirko. La mente di Rosa torna a quel 30 luglio, alla mattina dopo l’omicidio. «A mezzogiorno torna Mirko dal lavoro e mi dice: “Mamma, il collega di Sergio mi ha scritto che stamattina non si è presentato”. Ho provato a chiamarlo sul cellulare due o tre volte, ci ha riprovato anche Mirko», racconta Rosa. Non sapeva che Sergio era già da ore al comando provinciale dei carabinieri, da dove uscirà alle 16. «Sono andata al lavoro, dopo 5 o 6 telefonate ho risposto. Era Mirko: “Mamma, ho letto che hanno accoltellato Sharon”. Ho detto: “svuoto i cestini e pulisco solo i bagni, poi vado”. Anche Mirko e Stefano sono tornati a casa, erano distrutti».
«Con loro due – aggiunge – stavamo andando dai carabinieri per sapere qualcosa, erano ormai le 17, quando Sergio ha chiamato Mirko dal telefono del padre: “Sono qui a casa”. Siamo arrivati lì, mi ha detto: “Non so nulla, sono andato a letto, lei è uscita ma non lo sapevo altrimenti non l’avrei lasciata uscire”».

I Verzeni alla mamma di Sergio: «Qui la casa è grande, Sergio può stare da noi quanto vuole. Per noi è come un figlio»

«Quando sono andata dai Verzeni per il funerale di Sharon mi hanno detto: “Qui la casa è grande, Sergio può stare da noi quanto vuole. Per noi è come un figlio”. Se avessi posto e lui volesse, lo farei stare qui da me, ma ho solo una cameretta dove dormono i suoi fratelli e io dormo sul divano letto. Dal padre ha ancora la sua camera, dove dormiva prima di comprare casa con Sharon, tre anni fa. Ma evidentemente sta meglio dai Verzeni, lo conoscono da anni, con loro è sempre stato bene», ha raccontato Rosa al Corriere. «Per me – racconta la donna – è qualcuno che va al bar, chissà quante persone passano. Se avesse avuto paura, Sharon non sarebbe uscita da sola. Se ho chiesto a Sergio a che ora uscissero di solito a camminare? No, non sono una che si intrometteva nella loro vita di coppia. So del corso prematrimoniale, ma non c’era ancora una data delle nozze. A me bastava che fossero contenti».

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