Milano, scritte omofobe sui muri di una scuola contro un prof: «Abbiamo chiesto le telecamere ma non sono arrivate»

L’ultimo episodio ha macchiato il murale realizzato per coprire gli insulti precedenti. Il docente: «Non posso iniziare l’anno scolastico con questo peso sociale»

Cinque volte in pochi mesi. L’ultima offesa omofoba a macchiare il murale realizzato sui muri della scuola per coprire le scritte precedenti. È il calvario che un docente di un istituto delle medie di Milano deve affrontare da un anno. A nulla è servito il percorso portato avanti con gli studenti sul tema, gli insulti sono tornati. «Questi fatti non posso passare sotto silenzio. Da insegnante non posso iniziare l’anno scolastico con un tale peso di natura sociale», confessa il docente a Repubblica.


Gli episodi

Da un anno un professore di una scuola alla periferia nord di Milano vede il suo cognome scritto a caratteri cubitali sui muri dell’istituto accompagnato da insulti omofobi. Le scritte sono state sempre denunciate dal docente e dalla scuola alle autorità competenti. Ma sono sempre tornate. La prima è comparsa alla fine di dicembre 2023, poi a gennaio. Sembrava essere tornata la calma quando un nuovo insulto ha macchiato i muri giovedì 22 agosto e poi due nuove scritte tra domenica e lunedì. L’ultimo sfregio è andato a macchiare il murale realizzato nei mesi precedenti per coprire gli insulti omofobi. Una sfida, sembra, all’istituto, al docente e al messaggio che vogliono portare avanti.


Unico elemento ricorrente sono i periodi in cui vengono realizzate le scritte: momenti poco frequentati dagli studenti, dalle vacanze di Natale a quelle estive. Il docente rinnova l’appello di aiuto lanciato già dal caso di dicembre al Comune e per ora rimasto inascoltato: «Garantire la sicurezza sul territorio con l’installazione delle telecamere che abbiamo richiesto subito dopo il primo episodio e non sono ancora arrivate. La scuola dovrebbe essere un luogo di legalità, inammissibile che i suoi muri vengano imbrattati di continuo con insulti incivili senza che nulla accada».

L’appello al Comune

E chiede una maggiore attenzione da parte di tutti «L’omofobia è una delle emergenze che affliggono la nostra società, è necessario affrontarla come tale e non come una questione politica rispetto alla quale dividersi in fazioni». Dall’istituto in cui insegna si è invece sentito tutelato: «La scuola mi ha supportato, è stata sensibile e attenta. Nei mesi scorsi abbiamo previsto interventi di natura educativa, come un concorso interno per lavorare sul tema dell’omofobia, e incontri serali con i genitori. Evidentemente non è bastato».

Quindi il ruolo della comunità scolastica e non è fondamentale: «Dobbiamo crescere cittadini consapevoli e liberi di poter dare forma e voce alla propria identità. Dovremmo accompagnare i giovani ad essere se stessi nel modo più bello possibile. Come può sentirsi il genitore di ragazzino omosessuale che vede queste scritte? Come può essere tranquillo nel pensare al futuro che aspetta il proprio figlio?». L’insegnante infine chiude sottolineando come «questi episodi non facciano che aumentare il clima di paura sociale, dolore, sofferenza e violenza».

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