Pavel Durov, rilasciato su cauzione il fondatore di Telegram. Ma non potrà lasciare la Francia

Il Tribunale di Parigi lo ha ritenuto responsabile di «aver consentito attività criminali» attraverso la sua app di messaggistica

Pavel Durov è stato rilasciato su cauzione, ma non potrà lasciare la Francia. È la decisione dei tribunale di Parigi, che lo ha ritenuto responsabile di «aver consentito attività criminali» attraverso la sua app di messaggistica. Al fondatore e ceo di Telegram è stata, dunque, «concessa la libertà condizionale dietro una cauzione di cinque milioni di euro e a condizione che si presenti due volte a settimana in una stazione di polizia e rimanga in Francia», ha affermato il procuratore di Parigi, Laure Beccuau, in una dichiarazione in seguito a un’udienza durata ore. Nel primo pomeriggio di oggi, mercoledì 28 agosto, il 39enne russo era stato rilasciato dalla polizia francese al termine del fermo, in scadenza questa sera, proprio per essere trasferito in Aula.


Indagato anche per «gravi violenze contro uno dei suoi figli»

Il multimiliardario è sotto inchiesta in Francia anche «per gravi violenze contro uno dei suoi figli». Lo si è appreso oggi, mercoledì 28 agosto, da fonti vicine al dossier. Secondo la stessa fonte, l’inchiesta è stata aperta ora e riguarda fatti avvenuti a Parigi.


L’indagine dei pm parigini

Secondo un documento visionato in esclusiva da Politico, le autorità francesi avrebbero emesso mandati di arresto lo scorso marzo per Pavel Durov e per il fratello Nikolai, co-fondatore di Telegram. L’indagine sotto copertura condotta dai pm parigini ha avuto inizio diversi mesi prima rispetto a quanto si pensasse. Tutto ruota attorno al rifiuto di Telegram di collaborare con un’inchiesta della polizia francese sugli abusi sessuali su minori. La ricostruzione di Politico è stata però messa in dubbio da Ria Novosti, agenzia stampa russa, secondo cui solo Pavel Durov sarebbe indagato dalle autorità francesi, e non anche il fratello Nikolai.

Il pranzo nel 2018 con Macron

Il Wall Street Journal rivela inoltre che il fondatore di Telegram avrebbe pranzato in almeno un’occasione nel 2018 con Emmanuel Macron. Il presidente francese invitò Pavel Durov a trasferire la sede di Telegram a Parigi, ma l’imprenditore rifiutò l’offerta. Secondo la ricostruzione del Wall Street Journal, Macron ipotizzò persino di concedergli la cittadinanza francese, che Durov comunque ricevette nel 2021.

L’operazione «Purple music»

Il quotidiano statunitense rivela poi che i timori della sicurezza francese per l’uso di Telegram da parte dello Stato Islamico proseguono in realtà da molti anni. Un anno prima di quel pranzo con Macron, ossia nel 2017, i servizi segreti di Parigi hackerarono il telefono di Durov in un’operazione congiunta con gli Emirati Arabi Uniti, denominata in codice «Purple music». Secondo una persona vicina al fondatore di Telegram, consultata dal Wsj, l’azienda avrebbe ignorato per anni le citazioni in giudizio e gli ordini del tribunale inviati dalle autorità competenti, che si accumulavano in un indirizzo mail raramente controllato. Oggi Telegram afferma di essere conforme al Digital Services Act, il nuovo regolamento dell’Unione Europea che richiede alle piattaforme social di collaborare con le autorità giudiziarie per contrastare la diffusione di contenuti illegali online.

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