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Bersani: «Scuse a Vannacci? Mai. Se dovrò pagare non saranno 49 milioni»

28 Agosto 2024 - 07:33 Redazione
Roberto Vannacci e Pier Luigi Bersani
Roberto Vannacci e Pier Luigi Bersani
L'ex segretario Pd: è una battaglia di civilità

L’ex segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani non si è pentito di aver insultato il generale Roberto Vannacci. E lo dice oggi in un’intervista al Corriere della Sera: «Con quella domanda, che rifarei tutti i giorni, non ho insultato Vannacci, ma le idee regressive che la destra sta sdoganando e che ci rubano il futuro. Mi sto occupando di quel rancore che le destre stanno scagliando contro i diritti sociali e civili. Mi rivolgo al famoso campo progressista, perché queste idee contro tutto quel che è diverso richiedono una battaglia a viso aperto». Bersani dice di aver ricevuto «valanghe di solidarietà, ma non è un problema di Bersani. Chi condivide, alzi la voce. Loro, chiamiamoli fascisti o come vogliamo, si nascondono sotto la scusa della critica al politicamente corretto e per questo io non lo sono stato».

Secondo l’ex ministro di Prodi «c’è in gioco un arretramento di civiltà. I fatti culturali sono più duri del marmo e se vuoi scalpellarli devi fare una battaglia di idee». Poi risponde a Salvini, che ha detto che lui ha l’arroganza tipica dei kompagni: «Se dovrò pagare, non saranno 49 milioni. Salvini mi dà del condannato, ma io non ho ricevuto niente. Lo scriva. Sto rispondendo ad articoli dei giornali». Poi risponde alle critiche su Giorgia Meloni: «Se un premier maschio scomparisse 5 giorni non gli chiederemmo dov’è? Invece loro la buttano giù dal lato dello spiazzamento rispetto ai riti e alle procedure democratiche, nel nome dello schema “io e il popolo e in mezzo non c’è niente”».

E dice la sua sul campo largo: «Io parlo di campo di alternativa. La politica non si misura a ettari, o si finisce sui metri quadri come adesso. Si tratta di fare un’alleanza senza veti e senza ambiguità? Ok. Tocca alle forze di una coerente opposizione, Pd, M5S e Avs, lanciare una proposta aperta per costruire un programma. Si potrebbe partire da 5 o 6 articoli della Costituzione antifascista, diritti, sanità, lavoro e salario dignitoso, imprese, fisco, ambiente, disciplina e onore e portare nel Paese la discussione su proposte che abbiano quella ispirazione. Un percorso senza veti».

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