La premier Meloni incassa il sostegno del Ppe su Fitto, Weber: «È un profilo forte, ma decide Roma»

Il presidente dei popolari: «Ci ho lavorato molto bene, è un buon amico»

L’europarlamentare e capogruppo del Partito popolare europeo all’Eurocamera, Manfred Weber, si è detto soddisfatto dell’incontro di un’ora e mezza avuto oggi – mercoledì, 28 agosto – con la premier e le leader dei Conservatori europei Giorgia Meloni. «Abbiamo avuto un ottimo scambio di vedute e voglio sottolineare che l’Italia e il governo italiano sotto la guida di Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno mostrato che non si limitano a parlare dei problemi ma li risolvono», ha detto il presidente del Ppe. «In particolare – prosegue Weber – la riduzione degli arrivi dei migranti illegali è un grande segnale per il resto dell’Europa. In Germania, Francia se ne parla ma non c’è la risoluzione del problema, qui in Italia il governo lo fa».


Il «sì» su Fitto

Poco prima del colloquio a Palazzo Chigi, Weber ha avuto un faccia a faccia con il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, principale candidato a essere indicato dal governo italiano come commissario europeo. E per Weber, sebbene sia «il governo italiano a decidere quale commissario proporre», il profilo di Fitto è «ovviamente forte». «Posso dire che ho lavorato molto bene con lui quando era presidente di Ecr nel Parlamento europeo, è un mio buon amico e abbiamo un rapporto professionale molto buono», ha sottolineato il presidente dei popolari ricordando, inoltre, che «il Ppe avrà 14 commissari su 27 nella prossima Commissione, è una forte posizione per mantenere le promesse che abbiamo fatto». L’Italia è uno degli ultimi trePaesi membri a non avere ancora reso nota la propria scelta, con il Belgio, senza governo dopo il voto di giugno, e la Bulgaria, dove invece il nuovo esecutivo ha prestato giuramento ieri. Anche se per l’Italia non ci sarebbe altro candidato all’infuori di Fitto. Almeno, questa è la convinzione della maggioranza, consolidatasi nelle ultime settimane. Ciò sembra essere certa è che la richiesta di Ursula von der Leyen ai governi degli Stati membri di indicare una coppia di nomi – un uomo e una donna – è stata disattesa dai molti che hanno già spedito la candidatura a Bruxelles.


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