Usa, la nuova accusa contro Trump per Capitol Hill: «Una farsa di Kamala Harris»

La nuova incriminazione viene rimodulata alla luce della sentenza della Corte suprema sull’immunità presidenziale. I legali del tycoon: «Sorpresi dalla tempistica»

Palla al centro. Nulla ancora è dato per certo, ma la revisione dell’incriminazione contro Donald Trump per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 da parte di migliaia di suoi seguaci può aprire nuovi scenari. Il procuratore speciale Jack Smith ha infatti rivisto l’accusa nella nostra serata di ieri, 27 agosto. «L’atto d’accusa sostitutivo, presentato a un nuovo gran jury che non aveva ascoltato in precedenza le prove sul caso, riflette gli sforzi del governo per rispettare e attuare» la decisione della Corte suprema sull’immunità presidenziale, si può leggere nel documentato presentato. Una nuova accusa che non consideri l’operato di Trump all’interno di sue «responsabilità ufficiali» potrebbe aprire nuovi sviluppi sul caso. Intanto la risposta dell’ex presidente degli Stati Uniti è già arrivata: «È una farsa che la compagna Kamala Harris sta attivamente spingendo».


La decisione del procuratore

Le accuse contro Trump rimangono le stesse. A cambiare sono la cornice nella quale si muove il procuratore e lo stato giuridico dell’imputato. Smith sottolinea infatti che Trump non aveva alcun incarico presidenziale assegnato dalla costituzione in merito alla transizione post-elettorale: «L’imputato non aveva responsabilità ufficiali relative al procedimento di certificazione. Ma aveva un interesse personale a essere nominato vincitore delle elezioni», si legge nei documenti del procuratore. Così, il tycoon non potrebbe sfruttare a suo favore la recente sentenza della Corte suprema che in sostanza garantisce l’immunità al presidente nell’esercizio delle sue funzioni e che aveva gli già concesso una parziale immunità.


La reazione

I primi a rispondere alla riformulazione del procuratore speciale sono stati i legali di Trump. Il team di avvocati sarebbe infatti rimasto «sorpreso» dalle tempistiche della revisione, riferisce la Cnn, che si aspettavano più avanti nel corso dell’anno. Ma a tuonare sul social Truth è stato lo stesso imputato, il tycoon, che ha parlato di «persecuzione di un rivale politico». «Nel tentativo di resuscitare la caccia alla streghe a Washington, il procuratore speciale Jack Smith, in un atto di disperazione, ha presentato questa ridicola nuova incriminazione contro di me. Un tentativo di interferire con le elezioni e distrarre gli americani dalle catastrofi che Kamala Harris ha inflitto al nostro Paese. È il maggiore sabotaggio della nostra democrazia nella storia», ha scritto Trump su Truth.

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