Arrestato in Argentina il brigatista latitante Leonardo Bertulazzi: sarà estradato in Italia. La soddisfazione di Giorgia Meloni

L’uomo è ritenuto, tra le altre cose, uno dei responsabili del sequestro dell’ingegnere Piero Costa avvenuto a Genova nel 1977

Leonardo Bertulazzi, latitante delle Brigate Rosse, è stato arrestato in Argentina. Sarà estradato in Italia a seguito della revoca dello status di rifugiato che aveva ottenuto nel 2004. Lo attende una condanna di 27 anni con le accuse, tra l’altro, di sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata. Bertulazzi è ritenuto, tra le altre cose, uno dei responsabili del sequestro dell’ingegnere Piero Costa avvenuto a Genova nel 1977. La presidente Giorgia Meloni ha espresso «profondo apprezzamento» alle autorità argentine per l’arresto, specificando che «è stato reso possibile da un’intensa e proficua collaborazione tra le Autorità giudiziarie italiane, argentine e Interpol».


Le accuse

Le tracce di Bertulazzi si erano perse negli anni Ottanta. Nel 2002 si era infine arrivati all’arresto a Buenos Aires, a seguito di una complessa attività di indagine condotta dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, unitamente alla Digos di Genova e all’Interpol. L’ex brigatista era però stato rilasciato a distanza di pochi mesi. Bertulazzi apparteneva appartenente alla colonna genovese delle Brigate Rosse. Il sequestro del 1977 di Costa era finalizzato all’acquisizione di mezzi finanziari per sovvenzionare l’attività terroristica. 50 milioni di lire così guadagnate, infatti, vennero spese secondo gli esiti delle indagini per acquistare l’appartamento di via Montalcini 8 a Roma, dove sarebbe stato tenuto prigioniero nella primavera seguente Aldo Moro, il leader Dc rapito e ucciso dalle Br nel 1978.


L’appartamento

La misura restrittiva eseguita dalla polizia argentina oggi, 29 agosto, è stata applicata al cospetto dell’Intelligence italiana e di dirigenti ed operatori delle forze di polizia in servizio presso la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, la Digos di Genova e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, che si trovavano a Buenos Aires già da alcune settimane.

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