Armi all’Ucraina, la Ue propone di rimuovere le restrizioni. Tajani: «Nessuna arma italiana in Russia»
Dopo la pausa estiva, tornano a riunirsi i ministri degli Affari Esteri dei Paesi Ue. Il vertice informale di oggi, giovedì 29 agosto, avrebbe dovuto tenersi a Budapest, ma le crescenti tensioni diplomatiche tra il governo ungherese e i vertici dell’Unione europea hanno fatto sì che alla fine tutto si spostasse a Bruxelles. «Perché questo consiglio non si tiene a Budapest? Perché l’ho deciso io. Alcune delle posizioni espresse dal governo ungherese vanno direttamente contro la politica estera comune dell’Ue», ha tagliato corto l’alto rappresentante per gli affari esteri Ue Josep Borrell. Sono soprattutto due i temi sul tavolo: la guerra tra Russia e Ucraina e l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. Per quanto riguarda il primo punto, l’alto rappresentante Ue Borrell ha detto che «le restrizioni all’uso delle armi date all’Ucraina devono essere revocate». In altre parole, aggiunge l’Alto rappresentante, «ci deve poter essere pieno utilizzo per colpire obiettivi militari in Russia in linea con le regole internazionali». Per quanto riguarda invece il Medio Oriente, Borrell ha detto che proporrà agli Stati membri di sanzionare alcuni ministri israeliani, che «hanno lanciato messaggi d’odio e incitazione a commettere crimini di guerra contro i palestinesi».
La replica di Tajani
Alle parole dell’Alto rappresentante per la politica estera ha replicato poco più tardi il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che sembra non essere in sintonia con l’alto rappresentante Ue né sulla gestione del conflitto in Ucraina né sull’ipotesi di sanzioni ai ministri del governo israeliano. Sugli aiuti a Kiev, ha ricordato il titolare della Farnesina, «ogni Paese decide per sé, per quanto ci riguarda l’uso delle armi italiane può avvenire solo all’interno dell’Ucraina». A proposito dell’ipotesi di sanzionare ministri israeliani, Tajani ha parlato di una proposta «surreale», aggiungendo: «Non è così che si convincerà Israele a un accordo sulla pace al Cairo». Una bocciatura netta della proposta avanzata da Borrell, con il ministro che avanza pure una critica sullo spostamento della sede della riunione: «Io ero contrario ad organizzare il Consiglio Esteri informale qui a Bruxelles invece che a Budapest, lo ha deciso Josep Borrell», ha puntualizzato il leader di Forza Italia.
Ungheria: «Da Borrell proposte folli»
A criticare, con toni decisamente più accesi, l’alto rappresentante Ue è anche il governo di Budapest. Péter Szijjártó, ministro degli Esteri dell’esecutivo guidato da Viktor Orbán, ha parlato di «proposte sconsiderate» sia sull’Ucraina che sul Medio Oriente. «La pericolosa furia dell’Alto Rappresentante deve essere fermata. Non vogliamo altre armi in Ucraina, non vogliamo altri morti, non vogliamo un’escalation della guerra, non vogliamo un’escalation della crisi in Medio Oriente. Oggi continuiamo ad adottare una posizione pacifica e di buon senso», ha scritto Szijjártó in un post su Facebook.
La situazione in Venezuela
Su una cosa però Borrell e Tajani sembrano vederla allo stesso modo: le elezioni in Venezuela. Nicolás Maduro, ha scandito l’alto rappresentante Ue da Bruxelles, «non può essere riconosciuto come legittimo vincitore delle elezioni presidenziali». Per questo, ha aggiunto Borrell, oggi al Consiglio informale parteciperà anche Edmundo Gonzalez Urrutia, «il candidato che ha presentato risultati che dimostrano che Maduro non ha vinto le elezioni». Su questo argomento Tajani sembra sposare la linea di Borrell e aggiunge: «Chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri politici con passaporto italiano in Venezuela, la situazione è veramente preoccupante, non è questo il modo di garantire un risultato da parte del regime di Maduro».
In copertina: Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Bruxelles per la riunione informale dei ministri degli Affari Esteri UE, 29 agosto 2024 (ANSA/Alessandro Di Meo)
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