Germania, via alla stretta sui migranti dopo l’attentato di Solingen. Armi, respingimenti, sussidi: così Scholz prova a stoppare l’Afd

Il pacchetto sicurezza presentato dal governo a meno di una settimana dall’attacco (e a tre giorni da cruciali elezioni locali)

«Un attacco terroristico contro di noi». Con queste parole Olaf Scholz aveva descritto a caldo il massacro a coltellate avvenuto venerdì scorso a Solingen. Pochi giorni dopo l’attacco nella città del Nordreno-Westfalia, il cancelliere tedesco si era detto «in collera» per quanto accaduto e contro «quegli islamisti che minacciano la coesistenza pacifica» tra i tedeschi. Preannunciando quindi una stretta sull’uso delle armi e soprattutto sui coltelli autorizzati, ma anche sull’immigrazione, promettendo di «fare di tutto» perché «chi non ha il diritto di restare in Germania sia espulso». Oggi quelle restrizioni, annunciate tre giorni dopo la strage di venerdì scorso – dove 3 persone sono state uccise e 8 ferite – sono state presentate ufficialmente. Il governo federale ha infatti approvato un pacchetto di misure per rafforzare la sicurezza del Paese. Fra queste è previsto un inasprimento della legge sulle armi, con il divieto generale dei coltelli nei mezzi di trasporto pubblico di lunga tratta, su pullman e treni. Ma anche durante feste pubbliche, manifestazioni sportive e altri eventi simili. E verranno, inoltre, aumentati i requisiti per richiedere e ottenere un porto d’armi.


La stretta sull’immigrazione

Durante la conferenza stampa di oggi, la ministra del’Interno tedesca Nancy Faeser ha annunciato misure per combattere «l’islamismo violento, minaccia per la democrazia». Gli agenti di polizia saranno dotati di taser e verranno introdotti nuovi controlli per impedire agli «estremisti» di acquistare armi. Ma non solo: Berlino adotterà ulteriori restrizioni relative al diritto di soggiorno e al rimpatrio. Per Faeser, «i rifugiati dovrebbero essere obbligati a lasciare lo Stato più rapidamente se hanno commesso un reato con coltello. Nei cosiddetti “dublinanti” in cui i Paesi ospitanti hanno già acconsentito all’ammissione – precisa la ministra -, anche i sussidi dovrebbero essere cancellati. Il numero dei respingimenti poi, dovrebbe essere accelerato riducendo gli ostacoli burocratici». Ai rifugiati o le persone con protezione sussidiaria che si recano invece nel loro Paese d’origine non per validi motivi, come ad esempio un funerale, scrive Die Wielt, «dovrebbe essere revocato lo status di rifugiati», afferma ancora Faeser, aggiungendo che si sta lavorando sulle possibilità di espulsioni verso Afghanistan e Siria. Ma che «saranno esentati dalla stretta gli ucraini». Tali provvedimenti sono stati decisi dopo la rivendicazione dell’attacco da parte dello Stato Islamico. Ed è sul profilo dell’attentatore, un siriano di 26 anni che si è consegnato alle autorità a poco più di 24 ore dalla strage, che si è infiammato il dibattito politico sull’immigrazione. La sua prima richiesta di asilo nel Paese era infatti stata respinta. Avrebbe dovuto essere espulso in Bulgaria – Paese da cui era entrato nell’Ue – lo scorso anno ma non si fece trovare nell’alloggio per richiedenti asilo dove avrebbe dovuto essere.


Rotto il tabù di Angela Merkel sui migranti

Il cancelliere tedesco si è trovato nella precaria posizione di equilibrio fra i principi umanitari professati dal suo governo a guida socialdemocratica e la pressione delle destre che incalzano, a cominciare dagli estremisti di Alternative fur Deutschland (AfD), che sull’onda emotiva provocata dall’attacco di Solingen, il giorno dopo gridava: «Tedeschi volete davvero abituarvi a questo stato delle cose? Liberatevi! Mettete fine una buona volta alla strada folle del multiculturalismo forzato!». Affondi impietosi contro il governo-Scholz in vista anche delle elezioni di domenica in Turingia, nelle quali la compagine di governo rosso-giallo-verde teme una vera e propria sberla, soprattutto se si materializzasse il fantasma di un’AfD oltre il 30% e primo partito nel parlamento del Land, come molti sondaggi pronosticano. Ma è anche la destra, quella meno estremista, a riaprire il dibattito sull’ammissione in Germania dei rifugiati provenienti soprattutto da Afghanistan e Siria. Il leader della Cdu, Friedrich Merz, il giorno dopo il massacro ha infatti chiesto lo stop, rompendo così definitivamente il tabù fissato anni fa dall’allora cancelliera Angela Merkel

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