Dall’Italia all’Austria, il pressing dei Paesi Ue per rinviare il regolamento contro la deforestazione
La Repubblica Ceca ha chiesto alla Commissione europea di posticipare l’entrata in vigore del regolamento contro la deforestazione, riaccendendo il pressing di alcuni Paesi Ue affinché la nuova squadra guidata da Ursula von der Leyen decida di rimettere mano al provvedimento. «L’impatto sulle singole aziende e sulle catene di fornitura è difficile da stimare in questo momento. Per ridurre al minimo i potenziali effetti negativi, la Commissione deve dare tempo sufficiente a tutti gli attori per familiarizzare con gli strumenti chiave necessari per implementare il regolamento», ha fatto sapere in una nota ufficiale l’ufficio stampa del ministero dell’Agricoltura ceco. «Dato che ciò non è ancora stato fatto – continua il comunicato – noi, come molti altri Stati membri dell’Ue, chiediamo che l’attuazione del regolamento venga posticipata».
Il fronte comune di otto governi Ue
Non è la prima volta che il regolamento europeo contro la deforestazione, uno dei provvedimenti più ambiziosi delle politiche del Green Deal, finisce al centro di critiche e polemiche. Lo scorso marzo, sulla scia delle proteste degli agricoltori, altri governi hanno cercato di convincere Bruxelles a rinviare l’entrata in vigore della legge. Tra i Paesi che nei mesi scorsi si sono fatti promotori di questa campagna c’è anche l’Italia, affiancata da Austria, Finlandia, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Un fronte piuttosto nutrito, che ora può contare su un nuovo membro: la Repubblica Ceca. Resta comunque molto difficile che questi otto Paesi possano davvero riuscire ad affossare una legge approvata – peraltro a larga maggioranza – oltre un anno e mezzo fa. Una richiesta di rinviare l’entrata in vigore del provvedimento è arrivata anche dal Ppe, il Partito popolare europeo, che sui temi ambientali è spesso diviso tra chi chiede misure ambiziose e chi predica moderazione e cautela.
Cosa prevede lo EUDR
Il regolamento europeo finito nel mirino di alcuni governi europei punta a ridurre il contributo dell’Unione europea alla deforestazione. Il provvedimento impone alle aziende che immettono sul mercato olio di palma, bovini, soia, caffè, cacao, legno, gomma, mobili o cioccolato di dimostrare che i loro prodotti non contribuiscono alla deforestazione o al degrado forestale. Il regolamento, in realtà, è già entrato in vigore a giugno del 2023 ma concede alle aziende diciotto mesi di tempo per adeguarsi alle nuove regole. Questo significa che l’implementazione vera e propria delle nuove disposizioni comincerà a partire dal 30 dicembre 2024, mentre alle piccole imprese sono stati concessi altri sei mesi aggiuntivi, ossia fino al 30 giugno 2025.
Le critiche al regolamento Ue
Lo scorso marzo, in seguito alle proteste degli agricoltori, sette governi europei hanno lanciato un appello alla Commissione europea per chiedere di tornare sui propri passi. Secondo i Paesi in questione, tra cui figura anche l’Italia, i nuovi obblighi previsti dal regolamento comportano «un onere amministrativo sproporzionato» per il settore agricolo europeo e rallenterebbero altri programmi messi in cantiere proprio da Bruxelles, per esempio gli incentivi all’agricoltura biologica. In realtà, le stesse organizzazioni del settore bio europeo hanno criticato questa presa di posizione, chiarendo che i governi in questione stanno «usando l’agricoltura biologica come scusa per indebolire la legislazione ambientale».
In copertina: Un lavoratore in una piantagione di olio di palma a Sabak Bernam, in Malesia, 21 luglio 2023 (EPA/Fazry Ismail)
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