Sharon Verzeni, il nuovo testimone e la pista dello sbandato scomparso: «Se me lo trovo davanti lo riconosco»
C’è un nuovo testimone nel caso dell’omicidio di Sharon Verzeni. Non ha visto l’assassinio della barista in via Castegnate a Terno d’Isola. Ma ha segnalato ai carabinieri che dal 30 luglio, giorno della morte della ragazza, uno degli spacciatori che stazionano in zona è sparito. E così, dopo aver inseguito le piste del cliente del bar e del serial killer, l’indagine potrebbe ricominciare da dove era partita. Ovvero dal “balordo” che si trova in zona durante la passeggiata notturna di Verzeni. E che l’avrebbe uccisa per motivi ancora da trovare. Mentre la caccia all’arma del delitto con i metal detector non ha dato esito. E le ricerche oggi si sposteranno nei campi attorno alla casa in cui Sharon viveva con il compagno Sergio Ruocco.
Il testimone
Il testimone è il titolare di un chiosco di alimentari a ridosso di piazza 7 Martiri. A pochi passi dal luogo dell’accoltellamento. Agli investigatori ha raccontato che una decina di cittadini stranieri, in gran parte marocchini, è solita stazionare nella zona dell’omicidio. Dopo la morte di Sharon, spiega oggi il Corriere della Sera, sono spariti. Ma poi piano piano sono ricomparsi. Tutti tranne uno. Ovvero un uomo di circa 35 anni che non si vede più da settimane. «Mi hanno anche fatto vedere diverse foto segnaletiche. Ma quella del tizio che è sparito da settimane non c’era. Se me lo dovessi trovare davanti lo riconoscerei subito. Farebbero bene a cercarlo anche i carabinieri». Qualche giorno dopo che era stato in caserma alcuni del gruppetto se li è ritrovati davanti. «Sono venuti a minacciarmi. Mi hanno detto: “Sei un infame, perché non ti fai i ca… tuoi”. Avevano visto i carabinieri in borghese in negozio».
La pista dello sbandato
I carabinieri riferiscono che la pista dello sbandato è ancora una di quelle su cui stanno lavorando. Gli spacciatori provengono da vari comuni tra Bergamo e Lecco. In gran parte sono nordafricani. Di solito arrivano a Terno a bivaccare. «Per spacciare e fare casino», dicono i residenti. Tutti hanno almeno un coltello in tasca, dicono ancora: «Tempo fa mi hanno anche spaccato la vetrina perché volevano assolutamente una bibita in bottiglia di vetro. Le utilizzano quando litigano e i carabinieri mi ha vietato di venderle». Durante la passeggiata notturna Sharon Verzeni passa proprio vicino ai due punti di ritrovo degli spacciatori. Da qui imbocca via Castegnate dove viene uccisa. La telecamera sulla piazza non inquadra nessuno che la segue.
L’uomo in bici
Ma, questo è il ragionamento degli investigatori, lo sbandato poteva già trovarsi nella strada. «Anche per questo è utile identificare le dieci persone che mancano all’appello», spiegano i carabinieri. Tra queste c’è l’uomo in bici che si sarebbe trovato sul luogo dell’omicidio e che poi sarebbe andato via a grande velocità. Una sequenza che non sfugge agli inquirenti. I quali pensano che l’uomo abbia visto qualcosa o sia l’assassino. Per questo è scappato subito dopo l’omicidio. Gli indagati nel caso restano due. L’uomo di 75 anni che si trovava sul balcone, sotto inchiesta per falsa testimonianza perché ha mentito agli inquirenti. E il sosia di Johnny Depp per favoreggiamento personale perché si è presentato a parlare con gli investigatori solo per farsi pubblicità.
Il serial killer
Nel frattempo lo scrittore Sandrone Dazieri parla con Repubblica dell’ipotesi serial killer. «Di solito quando c’è un mistero ma qualcuno sa, nel giro di un mese arrivano dieci lettere anonime che dicono “scavate lì”, “indagate su quel rapporto”. Qui non c’è nulla, nessuna lettera, nessun testimone». Secondo lo scrittore «può esserci una piccola rete di protezione del colpevole, se era molto vicino alla vittima, ma non credo nell’omertà diffusa per una donna accoltellata in strada». E poi «le telecamere. O meglio che ci si stupisca che solo una parte di Terno d’Isola sia sorvegliato. Vogliamo un mondo spiato da telecamere fino in casa? Un controllo totale è impensabile».
Il delitto perfetto
Secondo Dazieri il delitto perfetto esiste solo in due casi: «Se uccidi una vittima scelta a caso, in un luogo con cui non hai alcun legame, senza lasciare tracce in modo che nessuno possa risalire a te. Oppure quando i morti ammazzati sono gli invisibili: poveri, minori stranieri soli di cui non frega niente a nessuno. Io credo invece che l’assassino di Sharon si troverà».
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