Il Financial Times: «L’Ue sta indagando su Telegram»
Una nuova inchiesta si abbatte sul fondatore di Telegram Pavel Durov, appena rilasciato ieri, 28 agosto. Secondo quanto riporta il Financial Times l’Unione Europea starebbe indagando l’app di messaggistica perché avrebbe dichiarato dei dati falsi. Sotto la lente dell’Ue ci sarebbe il numero di utenti: Telegram ne dichiara appena 41 milioni, poco sotto la soglia critica di 45 milioni di profili che fa scattare il Digital services act. Il regolamento stabilisce per le piattaforme e i motori di ricerca alcuni obblighi come quello di trasparenza.
L’indagine
Secondo i funzionari europei, l’app di Pavel Durov, accusato con 12 capi d’imputazione in Francia, avrebbe sottostimato volontariamente il dato sui propri utenti. Una strategia per evitare una supervisione più severa come stabilito dal Dsa. «Abbiamo un modo, attraverso i nostri sistemi, per determinare quanto siano accurati i dati degli utenti», ha riferito il portavoce della commissione per le questioni digitali Thomas Regnier. «E se pensiamo che qualcuno non abbia fornito dati accurati sugli utenti, possiamo assegnarli noi unilateralmente sulla base della nostra stessa indagine», ha continuato parlando dei prossimi passi che farà l’Unione. Se alla fine il numero di utenti dovesse superare la soglia sancita dal Dsa, Telegram potrebbe dover rispettare gli obblighi che già Facebook e Youtube (come altre piattaforme) seguono.
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