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Argentina, negata la scarcerazione all’ex Br Leonardo Bertulazzi

30 Agosto 2024 - 22:27 Redazione
La giudice Servini ha convalidato l'arresto dell'ex Br, ma l'estradizione non avrà un percorso semplice

Il tribunale argentino ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa dell’ex Br Leonardo Bertulazzi. Lo riferiscono all’ANSA fonti giudiziarie. La decisione è stata presa dalla giudice Maria Romilda Servini de Cubria al termine di un’udienza tenuta oggi durante la quale è stato convalidato ufficialmente l’arresto dell’ex Br. Bertulazzi era uno dei dirigenti delle Brigate Rosse genovesi, che contribuirono al sequestro di Aldo Moro. Arrestato giovedì, dopo 44 anni di latitanza, dovrà scontare una pena di 27 anni di reclusione per una sentenza emessa nel 1997 che lo ha visto imputato per diversi reati tra cui sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata. All’operazione della sua cattura non hanno collaborato solo agenti argentini ma anche 007 italiani. L’estradizione della Br è però un processo molto lungo. Intanto il no alla scarcerazione permette che l’uomo non possa poi rientrare in latitanza, rimanendo a disposizione dei pm. Nato a Verona nel 1951 è cresciuto a Genova in un ambiente famigliare sostanzialmente di sinistra, il nonno fondò il partito comunista in Veneto, per esempio. Da adolescente inizia il suo cammino nella lotta armata che lo vedrà scalare man mano i gradini più alti della dirigenza. Nel 1977 con il nome di battaglia Stefano gestirà la cosiddetta “Colonna 28 marzo” una delle più sanguinarie fazioni delle Br negli anni di piombo. Bertulazzi è coinvolto nell’organizzazione ed esecuzione del rapimento dell’ingegnere navale Pietro Costa finito con un rilascio e un riscatto di un miliardo e mezzo delle vecchie lire. parte dei proventi di quel sequestro furono investiti nell’appartamento di via Camillo Montalcini 8 al quartiere romano di Portuense dove fu tenuto prigioniero il presidente della Democrazia Cristiana rapito dalle Br nel 1978.

Perché era a piede libero

Non è facile ricostruire il caso Bertulazzi, finora rimasto a piede libero. Secondo quanto ricordato da Repubblica in queste ore il militante fu arrestato nel 2002 a Buenos Aires ma poi nel luglio 2003 dopo solo otto mesi fu rilasciato perché i processi italiani si erano celebrati in assenza dell’imputato latitante e per questo per le autorità argentine era impossibile l’estradizione. Nel 2004, poi, gli fu concessa la protezione internazionale. Non solo, il suo legale si impegnò per dichiarare prescritta la pena. Un giudizio ribaltato poi in appello. «Essendo perdurata la latitanza di Bertulazzi dopo la scarcerazione — hanno scritto i giudici della Corte d’assise d’appello nel 2018 — e rappresentando l’arresto eseguito la manifestazione del concreto interesse dello Stato a eseguire la pena, il decorso dei termini di prescrizione è iniziato ex novo».

(in copertina Bertulazzi e l’arresto nel 2002, ANSA/Tg1)

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