Il governo ufficializza la candidatura di Raffaele Fitto al ruolo di commissario Ue per l’Italia

La ratifica dell’investitura è arrivata nel primo consiglio dei ministri, dopo la pausa agostana. Ancora da stabilire le deleghe che intende assegnarli von der Leyen: probabili il Pnrr e la Coesione

Come annunciato da giorni, il governo italiano ha indicato Raffaele Fitto per il ruolo di commissario europeo. Difficilmente un delfino di Silvio Berlusconi, una volta sconfessato il fondatore di Forza Italia, è riuscito a progredire nella sua carriera politica. Lui, che da «pupillo» e «protesi» del Cavaliere era stato ribattezzato «il parroco di Lecce» per aver lasciato gli azzurri – in disaccordo con il Patto del Nazareno -, invece, è sopravvissuto alla rottura con Arcore. Anzi, dopo aver federato il suo gruppo con Fratelli d’Italia, Fitto è confluito direttamente nella fiamma meloniana, fino a diventare un fedelissimo della presidente del Consiglio: imprescindibile per la gestione dei rapporti con l’Europa. A inizio legislatura, ha ricevuto l’incarico di ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr. Adesso, è la figura a cui Giorgia Meloni ha deciso di affidare il compito di emissario italiano nella nuova Commissione europea. Nella speranza che il politico di Maglie possa aiutarla, facendo ricorso alle sue antiche abilità democristiane, anche nell’impresa di ricucire i rapporti con Ursula von der Leyen.


L’elogio di Meloni

Nell’incontro dell’esecutivo odierno – 30 agosto – Meloni ha elogiato il ministro che si appresta a lasciare il governo. «La nostra scelta ricade su una persona che ha una grandissima esperienza e che ha saputo governare le deleghe che gli sono state affidate con ottimi risultati. Oggi stesso comunicherò alla presidente von der Leyen il nome e chiedo a tutti di rivolgere un applauso e un grande in bocca al lupo a Raffaele, che avrà davanti un compito estremamente complesso e allo stesso entusiasmante. È una scelta dolorosa per me, credo anche per lui e per il governo, ma è una scelta necessaria. Continuiamo a lavorare sul ruolo che chiediamo venga affidato all’Italia – nella Commissione -. E, nonostante veda molti italiani che tifano contro un ruolo adeguato alla nostra Nazione, non ho motivo di credere che quel ruolo non verrà riconosciuto. Non per simpatia o antipatia verso il nostro governo, ma più banalmente perché siamo l’Italia, Nazione fondatrice, seconda manifattura e terza economia europea, terzo Stato membro per popolazione, con primati in tantissimi campi».


Un consenso trasversale

Le ottime relazioni di Fitto con Antonio Tajani, il poco peso che Matteo Salvini ricopre nelle dinamiche a Palazzo Berlaymont – su di lui e sui Patrioti di Orban e Le Pen è calato il cordon sanitaire – hanno fatto sì che pochi nomi potessero competere con quello del pugliese per la nomina a commissario. Inoltre, gli endorsement a Fitto sono stati trasversali: il corregionale Antonio Decaro, arrivato a Bruxelles con un plebiscito di preferenze, ha addirittura auspicato la sua investitura, «per continuare a lavorare insieme, in Europa, nell’interesse del Paese». Il riferimento è alla probabile delega che riceverà, al Pnrr e alla Coesione. Decaro ha riconosciuto a Fitto che da ministro, con le stesse competenze, abbia lavorato bene con i Comuni che il barese rappresentava in quanto presidente dell’Anci. Meloni vagheggia per il suo uomo anche una vicepresidenza esecutiva della Commissione, incarico che fu negato, allo scorso giro, a Paolo Gentiloni.

L’ipotesi tramontata di Belloni

Il Consiglio dei ministri di oggi ha semplicemente ratificato una decisione maturata da tempo. Solo la richiesta di von der Leyen ai Paesi membri di candidare più donne, per avere una commissione in perfetta parità di genere, aveva fatto alzare per qualche giorno le quote di Fitto. In quella fase si era pensato anche a un ticket con Elisabetta Belloni, ipotesi tramontata quasi subito. È così, il 55enne compaesano di Aldo Moro, già europarlamentare in tre legislature, lascia gli uffici di Roma per tornare a Bruxelles. Non è ancora chiaro chi prenderà il suo posto nella compagine di governo.

Chi prenderà il posto di Fitto?

Pur di non sollecitare gli equilibri della maggioranza, già provati dall’attivismo di Tajani e dalla propaganda salviniana durante l’estate, Meloni sta cercando in tutti i modi di rifuggire dall’ipotesi rimpasto. Innestare un nuovo ministro nell’esecutivo potrebbe riaccendere le pretese di forzisti e leghisti. Così, è più probabile che le deleghe di Fitto restino a Palazzo Chigi, magari suddivise tra i sottosegretari Giovanbattista Fazzolari, Alfredo Mantovano e forse una new entry: l’esperta di economia Ylenia Lucaselli – anche lei pugliese come Fitto -, attuale capogruppo di FdI in commissione Bilancio alla Camera.

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