Il negazionismo dell’HIV «mai isolato» da Duesberg all’articolo di Cesare Sacchetti

Oltre all’HIV, il giornalista sostiene che Sars-Cov-2 e il virus del Vaiolo delle scimmie (Mpox) «non sono mai stati isolati»

Diverse condivisioni continuano a riproporre l’idea che SARS-CoV-2, Monkeypox virus e Hiv non siano mai stati isolati. Ci perdonerete la ridondanza, ma noi più che ripetere quanto già sappiamo e che smentiscono queste gravi affermazioni non possiamo fare. Una volta che gli studi accertano un dato, quello rimane, mentre chi diffonde bufale sistematicamente può lavorare di fantasia, tanto non deve prendersi la briga di verificare ciò di cui sta parlando, con fonti spesso trite e ritrite, già smentite a iosa.

Per chi ha fretta:

  • Continuano a comparire condivisioni dove si nega che SARS-CoV-2 e il virus del Mpox siano stati isolati.
  • Alla fine si rivelano essere dei cavalli di troia per andare a leggere testi sul negazionismo Hiv/AIDS.
  • Al solito si citano le tesi di Duesberg e i postulati di Koch, tutte narrazioni smentite da decenni.

Analisi

Prendiamo per esempio il seguente testo, che ripropone il mantra del virus mai isolato, riguardo ai patogeni responsabili della Covid-19, del Mpox e dell’AIDS:

L’ultima falsa emergenza mediatica è quella del vaiolo delle scimmie ma siamo al punto del Covid e dell’HIV. Nessuno di questi virus è stato isolato. Sono 40 anni che il cartello farmaceutico di Bill Gates e i media fabbricano virus che non esistono.

Da notare il solito collegamento coi fantomatici complotti medici di Bill Gates e il link a una fonte, un articolo del noto complottista Cesare Sacchetti (ne parliamo qui, qui e qui) che elenca le solite narrazioni cospirative, alcune già smontate da decenni, come quelle negazioniste dell’Hiv.

Postulati di Koch, lobby ebraica, le droghe dei gay: l’eterna bufala dell’Hiv mai isolato

Effettivamente il testo usa la Covid-19 e Mpox come ancoraggio, suppone insomma come assodato che le ultime emergenze sanitarie siano fittizie, per poi concentrarsi sul riproporre la solita narrazione che nega un collegamento dell’AIDS con l’Hiv. Una narrazione estremamente pericolosa, perché potrebbe portare degli sprovveduti a non assumere i farmaci che oggi permettono a chi è affetto da questa malattia di vivere dignitosamente.

Si cita per esempio uno studio di Peter Duesberg, che però risale al 1989, a pochi anni da primo isolamento del virus. Intanto la ricerca scientifica è andata avanti. Da notare come viene spiegata la particolare diffusione dell’AIDS tra gli omosessuali (il grassetto è nostro):

Esiste una ragione specifica e precisa per la quale gli omosessuali sono la categoria più affetta da questa patologia, e a spiegarla, tra gli altri, è stato oltre lo stesso Duesberg, il biologo Bret Weinstein, […] i gay, che facevano uso di sostanze stupefacenti quali i famigerati popper, [erano, Nda] la causa principale della diffusione dell’AIDS […] poiché le droghe pesanti, tra le quali c’è anche l’eroina, minano il sistema immunitario di chi ne fa regolarmente uso e questo spiega la lunga scia di morti per AIDS lasciata da queste droghe. Weinstein si spinge anche oltre il perimetro del politicamente corretto e arriva ad affermare una verità che la rivoluzione del’68, concepita dagli intellettuali di origine ebraica della scuola di Francoforte, […] ha messo al bando, […] che l’omosessualità e i disturbi dell’identità di genere appartengono pienamente alla categoria dei disturbi mentali.

Sono decenni che le pericolose tesi di Duesberg vengono smentite dai fatti

Stendiamo un velo pietoso su queste congetture. Concentriamoci piuttosto su Duesberg. Il medico e professore di biologia molecolare presso l’Università della California, oltre ad associare l’AIDS all’uso prolungato di droghe, chiama in causa anche i farmaci contro l’Hiv, come l’AZT. Questo lo ha reso co-responsabile della diffusione dell’AIDS in Sudafrica. Il successore di Nelson Mandela alla guida del Paese, Thabo Mbeki, chiamò come consulente Duesberg. Risultato: morirono 300.000 persone tra il 2000 e il 2005. Per approfondire potete leggere la nostra precedente analisi.

Alla base di chiunque voglia negare l’esistenza di un patogeno vi è anche una visione dogmatica dei postulati di Koch. Generalmente si citano per negare l’affidabilità dei test diagnostici. Trovate già una analisi efficace dei colleghi di Reuters: «non è necessario soddisfare i postulati di Koch per dimostrare l’esistenza di un virus». Infatti il miglior modo è quello di fare un test molecolare PCR su campioni presi dai pazienti. Questi postulati hanno dei limiti e non possono essere considerati in assoluto, senza tener conto delle condizioni di suscettibilità, dei tempi di incubazione, del modo in cui è stata verificata la presenza molecolare del patogeno, e tanto altro. Ne abbiamo trattato in diversi articoli, per es. qui, qui e qui.

Per altro è almeno dal 1993, con lo studio di Ascher, Sheppard, Winkelstein e Vittinghoff per Nature, che le ipotesi di Duesberg sono state esaminate e rigettate, perché non trovano fondamento nei dati emersi successivamente:

«L’ipotesi che identifica l’abuso di sostanze come la causa principale dell’AIDS – spiegano i ricercatori -ha naturalmente suscitato molta pubblicità. Ma tali affermazioni non hanno alcun fondamento nei fatti».

Analisi precedenti sul negazionismo Hiv/AIDS e altri virus

Per approfondire la storia del negazionismo del collegamento tra Hiv e AIDS potete cominciare dalle nostre seguenti analisi:

Per quanto riguarda il nuovo Coronavirus, ecco una cernita di articoli precedenti, dove rispondiamo ai soliti tentativi di negare l’esistenza della pandemia e del virus che l’ha causata:

Ricordiamo anche una parte dei nostri fact-checking sulle narrazioni volte a screditare i test diagnostici:

Conclusioni

Delle recenti condivisioni sostengono la tesi del virus mai isolato riguardo a SARS-CoV-2 e Monkeypox virus. Ma si rivelano essere (forse inconsapevolmente) dei cavalli di troia per la diffusione di pericolose tesi sul negazionismo del collegamento tra Hiv e AIDS, con la potenziale conseguenza di allontanare eventuali utenti sprovveduti da delle cure salvavita.

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