Questo studio non dimostra che i vaccini Covid favoriscono il cancro
Tornano a segnalarci delle condivisioni Facebook dove si esalta l’ennesimo studio (riportato anche su PubMed) che dimostrerebbe un collegamento tra le porzioni di mRNA dei vaccini Covid e il favoreggiamento dello sviluppo dei tumori. In realtà anche stavolta stiamo parlando del mal costume di linkare documenti senza avere cognizione della loro reale portata. La collega Catalina Jaramillo di FactCheck.org ha contattato una delle fonti principali dello studio, che smentisce la narrazione No vax.
Per chi ha fretta:
- Diverse condivisioni esaltano i risultati prelminari di uno studio che collega i vaccini Covid al favoreggiamento dello sviluppo dei tumori.
- Il documento suggerisce tali risultati sulla base di una ricerca condotta sui topi che però mostra tutt’altro, come spiegato da uno dei suoi co-firmatari.
- Tra le fonti del paper troviamo anche lavori controversi, uno in particolare reca le firme personaggi noti per la diffusione di fake news sui vaccini Covid.
Analisi
Queste condivisioni volte a screditare i vaccini Covid si presentano generalmente con didascalie come la seguente:
Intanto su PubMed continuano ad uscire studi agghiaccianti.
I vaccini mRna non immunizzano, favoriscono i tumori e inibiscono le difese immunitarie
Subito sotto viene riportato il link allo studio, già interpretato male nei Social network americani dal maggio scorso, poco dopo la pubblicazione del paper. Tra i maggiori diffusori troviamo l’associazione America’s Frontline Doctors, organizzazione di medici No vax e sostenitori di “cure alternative” contro la Covid-19 (rivelatesi pericolose e inefficaci), come l’ivermectina. Ne avevamo trattato qui e qui.
Vaccini Covid: quanto è rilevante il ruolo della N1-metil-pseudouridina?
Dobbiamo nuovamente precisare che PubMed non è una rivista scientifica, quindi i paper non «escono» lì, semmai vengono riportati dalle pubblicazioni originali, comprese quelle non sottoposte a revisione (peer review), ovvero in attesa di finire in una rivista di settore.
Lo studio si limita soltanto a suggerire che alcune porzioni di mRNA possano aiutare lo sviluppo dei tumori. Ma quanto è rilevante il suo impatto?
«L’aggiunta del 100% di N1-metil-pseudouridina (m1Ψ) al vaccino mRNA in un modello di melanoma ha stimolato la crescita del cancro e le metastasi – spiegano gli autori -, mentre i vaccini mRNA non modificati hanno indotto risultati opposti, suggerendo così che i vaccini a mRNA COVID-19 potrebbero aiutare lo sviluppo del cancro».
Avevamo già trattato in precedenza delle narrazioni No vax basate sull’ipotesi che i nucleotidi modificati del mRNA dei vaccini (Ψ al posto di U) potessero generare delle «Spike errate» (qui e qui), ovvero inducendo la produzione di antigeni anomali del virus da parte delle nostre cellule, che servono a generare la risposta del nostro sistema immunitario. Secondo queste tesi la porzione di Spike che si lega ai recettori delle cellule (RBD) avrebbe causato effetti nocivi. Avevamo quindi chiesto chiarimenti all’esperto di genomica comparata dell’Università di Trieste Marco Gerdol:
«La storia delle pseudouridine (Ψ) è abbastanza semplice in realtà – continua Gerdol – la modifica della seguenza di mRNA con queste che sostituiscono le uridine (U) è il risultato di studi che sono iniziati più di dieci anni fa. Questa sostituzione (con un nucleotide modificato naturale, perché Ψ si trova normalmente negli RNA ribosomali e molti tRNA) la si introduce per fare in modo che l’RNA introdotto non venga riconosciuto da tutto quel sistema di attività enzimatiche, che portano alla degradazione di un RNA esogeno, normalmente attivate con un virus a RNA. Il fatto che ci sia Ψ maschera l’RNA e lo rende meno attaccabile. La degradazione avviene più lentamente del normale e dall’altro lato aumenta l’efficacia con cui viene tradotto in proteina».
«Quindi produci più proteine. Il discorso dell’autore è che in questo modo si otterrebbero Spike piene di errori, […]. Ma con quale frequenza vengono generate? Quando c’è la Ψ, questa viene letta come se fosse una uridina, nella maggior parte dei casi in maniera corretta. C’è un certo grado di tolleranza per l’appaiamento di tRNA, quindi può capitare si incorpori un amminoacido errato. La frequenza è stimata come inferiore all’1%. Tale errore non ha alcun effetto rilevante nella Spike. La stragrande maggioranza delle proteine prodotte corrispondono perfettamente».
Cosa dicono le stesse fonti dello studio
Nel caso in oggetto si parla più in dettaglio di un collegamento tra tumori e la presenza di N1-metil-pseudouridina nell’mRNA dei vaccini Covid. Nei casi precedenti si parlava invece di malattie neurologiche e più in generale di un presunto eccesso di morti. Si trattava però di fonti di scarsa attendibilità. Non di meno, lo studio in oggetto per quanto apparentemente corretto non manca di limiti importanti. Per esempio non si basa su ricerche originali, come constatato anche dagli esperti consultati contattati dalla redazione di FactCheck.org. Inoltre, interpreta “liberamente” diversi studi e l’effettivo ruolo della N1-metil-pseudouridina nei vaccini (come ci spiegava Gerdol non agisce in maniera rilevante sulla Spike).
Infine, gli autori citano anche articoli “controversi”, uno in particolare dal titolo «Innate immune suppression by SARS-CoV-2 mRNA vaccinations» è co-firmato da una nostra vecchia conoscenza apprezzata nel mondo No vax: Peter McCullough. Assieme a lui firmano anche altri autori «noti per la diffusione di informazioni errate – continua Jaramillo -, che affermavano falsamente che i vaccini COVID-19 a mRNA compromettono il sistema immunitario e aumentano il rischio di cancro».
Torniamo ora alla parte fondamentale dello studio in oggetto, che citiamo sopra in merito al ruolo della N1-metil-pseudouridina. A proposito di interpretazione “libera” delle fonti: i ricercatori fanno affidamento principalmente a una precedente ricerca condotta sui topi. Uno dei firmatari, il professor Tanapat Palaga, ha spiegato a FactCheck.org che la loro ricerca mostra ben altro: «I nostri risultati non hanno mostrato, suggerito o indicato che l’mRNA modificato promuova la crescita del tumore e/o delle metastasi».
«Ciò che lo studio ha effettivamente dimostrato è che sia l’mRNA non modificato che quello modificato hanno indotto risposte immunitarie contro gli antigeni tumorali – continua Jaramillo -, ma solo l’mRNA non modificato ha ridotto la crescita del cancro e le metastasi, mentre l’mRNA modificato non lo ha fatto. Lo studio è stato pubblicato nel 2022 e co-firmato da Drew Weissman, che ha vinto il premio Nobel 2023 con Katalin Karikó per aver scoperto questa modifica dell’mRNA che alla fine ha portato ai vaccini mRNA COVID-19 […] In altre parole, lo studio ha scoperto che l’mRNA non modificato ha generato risposte immunitarie che hanno ridotto la crescita del tumore e migliorato la sopravvivenza, mentre, similmente al gruppo di controllo, l’mRNA modificato non ha avuto alcun effetto sul tumore».
Curiosamente nello studio in oggetto della nostra analisi vengono citati anche lavori firmati da Karikó. Ricordiamo che la stessa premio Nobel è stata oggetto in precedenza di allusioni da parte degli autori No vax e i suoi studi vengono spesso citati in altri lavori di scarsa attendibilità. Precisiamo quindi che da parte sua non risultano affatto posizioni contro gli stessi vaccini che ha contribuito a realizzare, grazie alle sue scoperte.
Conclusioni
Lo studio che dovrebbe dimostrare un collegamento tra vaccini Covid, una porzione di mRNA e il favoreggiamento dello sviluppo tumorale, in realtà si basa sulla interpretazione errata di uno studio sui topi, che come spiega uno dei co-firmatari porta a ben altre conclusioni. Tra le fonti si trovano anche altri studi dalla affidabilità incerta; uno in particolare reca le firme di noti personaggi vicini al mondo No vax.
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