Sara Giudice, accusata con Nello Trocchia di stupro di gruppo: «Ci siamo baciate in taxi, lei era d’accordo»

La giornalista: «C’era tensione sessuale? Oddio, era un gioco ma l’ho condiviso volentieri, mi è anche piaciuto»

Sara Giudice, accusata di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una collega giornalista insieme al compagno Nello Trocchia, risponde. Lo fa in un’intervista al Fatto Quotidiano dopo che La Verità ha rivelato l’inchiesta della procura di Roma, per la quale il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione. La presunta vittima ha presentato opposizione. Giudice spiega come l’ha conosciuta: «Lei era entrata nel collettivo delle giornaliste “Senza giri di boa” che si occupava soprattutto del tema dello sfruttamento femminile sul lavoro. Era anche una persona molto simpatica, allegra e quindi l’ho invitata al mio compleanno».


La festa di compleanno

Giudice spiega che i tre sono andati insieme nel pub a Trastevere perché abitavano vicini. Poi racconta l’approccio a fine serata: «A fine serata ero appoggiata a un camioncino, avevo i tacchi che mi davano fastidio, lei si avvicina e mi dà un bacio. L’ho ricambiata in allegria. C’era tensione sessuale? Oddio, era un gioco ma l’ho condiviso volentieri, mi è anche piaciuto. Ero anche un po’ stupita di me perché era la prima volta che mi succedeva con una donna». A quel punto Nello Trocchia trova il taxi per tornare a casa e lei sceglie di tornare con loro, rifiutando il passaggio di un altro amico. Nel taxi «lei mi ribacia e io condivido». Il compagno chiede a Sara se può baciarla anche lui: «Lei dice: faccio quello che dice Sara. Io: fate come volete». Arrivati a casa dei due, anche lei scende dal taxi».


La saracinesca

Il racconto prosegue: «Ci appoggiamo alla saracinesca sotto casa e continuiamo a baciarci. Poi avevo la bambina a casa, il giorno dopo dovevo partire, dico a Nello: Gaia (nome di fantasia ndr) va via. Risale in taxi e se ne va». Dopo averla sentita via sms per accertarsi del suo arrivo a casa, non si parlano più. Fino a marzo 2023, quando Trocchia e Giudice vengono convocati in questura e scoprono la denuncia. «Ho provato profondo dolore. A me dispiace per lei, ho rispetto sacrale per le vittime di violenza, quindi ho provato dolore per quella bugia. Ero travolta da quello in cui io stessa credevo. Come se le mie battaglie mi si fossero ritorte contro. Non voglio fare vittimismo, ma il mio era dolore per quella causa che veniva sminuita», spiega Giudice.

Quella sera

La giornalista di Piazza Pulita su La7 spiega che di quella sera «ricordo tutto. Ero euforica, ma eravamo tutti allo stesso livello, tutti presenti a noi stessi. Lei camminava, rideva, faceva battute, ha rifiutato avances nel locale da un’altra persona, ha rifiutato un passaggio». E ribadisce: «In taxi mi ha baciata lei. Mai l’abbiamo stretta, trattenuta, mai ha detto che non voleva fare qualcosa». Sulla presunta droga dello stupro trovato in un’analisi non confermata da quelle della procura risponde: «Quando l’ho letto ho pensato alle cose più brutte. Che ci fosse una trama, qualcosa di più grande di noi. Lei dice che a un certo punto qualcuno alle sue spalle le offre un bicchiere, ma non ricorda chi».

L’incontro

Giudice aggiunge che «la vorrei incontrare e chiedere “perché? Parliamoci, lo sai anche tu che nessuno ti ha fatto violenza. Ti sei pentita? Ci sta. Ma la crisi di conformismo o il pentimento sono un’altra cosa, non si possono mischiare i piani”. Se ho contribuito a farla pentire di qualcosa le dico anche che mi dispiace, ma quel bacio era consenziente e lei lo sa». Conclude facendo sapere che sta per sbarcare in Rai nel programma di Antonino Monteleone: «Nel pezzo de “la Verità” però mi collocano ancora a Piazza Pulita. Forse non lo sapevano. Monteleone mi ha espresso solidarietà».

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