Marco Travaglio: «Più combattiamo la Russia e più le assomigliamo»

Il direttore del Fatto: Renzi? Con lui si perde. Pascale con il PD? Ne abbiamo viste tante…

Marco Travaglio difende Povia e attacca Matteo Renzi. E dice che più combattiamo la Russia e più le assomigliamo. In un’intervista a La Verità il direttore del Fatto Quotidiano dice che però non è cambiato: «Sono sempre lo stesso. Renzi, vabbè… Riguardo a Povia, non capisco perché uno non possa cantare se è no-vax. Io ho fatto tutti i vaccini, anche se sono contrario agli obblighi perché il dogma dell’Immacolata Vaccinazione non mi risulta. In ogni caso, esiste anche il diritto di dire fesserie. Se inviti Povia e poi lo cacci perché ha idee diverse dalle tue, è censura bella e buona».


Travaglio e Renzi

Su Renzi il giornalista spiega che «da osservatore, constato che chiunque si è fidato di lui è rimasto fregato. Calenda si è definito l’ultimo pirla ad averlo fatto. Ma in Italia i pirla sono sempre penultimi». Mentre il Campo Largo non ha «mai capito cosa sia. Le alleanze si devono fare tra forze politiche che hanno qualcosa in comune. Se uno vuole battere la destra non si allea con uno che vota quasi sempre e governa spesso con la destra. Sennò tanto vale prendersi direttamente la Meloni, che ha più voti». Poi polemizza con il commissario Ue Thierry Breton, che ha inviato una lettera di avvertimento a Elon Musk colpevole di intervistare Donald Trump. «Se avesse intervistato Kamala Harris riservandole un po’ della bava che le riserva la grande stampa internazionale, avrebbe avuto una lettera di encomio. Se non sbaglio, nelle democrazie occidentali l’unico leader escluso dai social è stato Trump».


La Russia

Sull’Occidente e la guerra in Ucraina è caustico: «Più combattiamo la Russia e più le assomigliamo». Perché a forza di esportare democrazia «ora in casa scarseggia. In realtà, spesso esportiamo terrorismo, vedi Iraq, Afghanistan, Libia e Gaza». Su Giorgia Meloni, spiega, non ha preso nessuna cotta estiva: «Ho raccontato mille volte che l’ho conosciuta 15 anni fa in treno quand’era ministro della Gioventù del governo Berlusconi. La trovai simpatica, anche se non condivido quasi nessuna delle sue idee, e rimanemmo in contatto. Non era difficile capire che era l’unico personaggio in ascesa del centrodestra e sarebbe arrivata dov’è ora. Quindi non capisco lo stupore per aver scritto che è una tipa sveglia e dunque mi stupivano le cavolate che diceva su complotti ai suoi danni».

L’establishment

Ma Travaglio dice anche che questo governo non è indigesto all’estabilishment nazionale e internazionale perché «ci si è messo d’accordo, anche con eccessi di zelo che nascono proprio dal fatto che la Meloni è vista come un’intrusa». La premier «per accreditarsi ha dovuto dare prove d’amore esagerate. Infatti, ogni volta che accenna a deragliare dalla retta via – voto sulla Von der Leyen, mancata ratifica del Mes, annuncio della tassa sugli extraprofitti bancari, critiche di Crosetto all’incursione ucraina in Russia – i salotti buoni le ricordano che è lì in prova».

Domande e risposte

Infine, le risposte a una specie di quiz: Pier Silvio scenderà in campo? «Penso che gli sia più comodo controllare il partito da fuori». Francesca Pascale si candiderà nel Pd? «Ne abbiamo viste tante, potremmo vedere anche questa». Veltroni diventerà direttore del Corriere della Sera? «Bisognerebbe essere nella testa di Urbano Cairo e nel fegato degli altri pretendenti, per saperlo». Renzi continuerà a fare politica? «Ma non si era ritirato nel 2016?».

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