Parigi, l’arresto di Pavel Durov: il tentativo di bluff su Macron, la ricerca di un avvocato e l’asso nella manica durante l’interrogatorio

Le ore subito dopo l’arresto del fondatore di Telegram

Il fondatore di Telegram Pavel Durov si sentiva intoccabile, e ha continuato a vedersi così anche dopo che il Tribunale parigino ha formulato tutta una serie di accuse riguardo l’app di messaggistica. Una vasta indagine che riguarda reati quali la pedofilia, la pedopornografia e il traffico di droga, elencati in una lunga lista di capi d’imputazione nei confronti di una persona non ancora identificata. Mercoledì sera, Durov è stato rilasciato dopo l’arresto avvenuto all’aeroporto di Parigi lo scorso 24 agosto 2024, ma non è libero di lasciare la Francia. E forse sta iniziando a capire che non è immune alle indagini come pensava.


Le indagini

Il Corriere scrive che la piccola unità contro i crimini informatici all’interno della procura di Parigi, che ha innescato il processo e che è guidata dalla giovane magistrata Johanna Brousse, sta tentando di provare la complicità di Durov nei crimini commessi attraverso Telegram. Il nodo non sarebbe sulla partecipazione ai reati, ma nella sistematicità con cui venivano commessi. Quando Durov è stato fermato dopo aver raggiunto l’aeroporto parigino di Bouget, ha provato a eludere i controlli sostenendo di avere un appuntamento con il presidente della Repubblica Emmanuel Macron.


Il rapporto con Macron

Un incontro che non era mai stato fissato. Non era però una scusa così campata per aria, dal momento che i due si conoscono e hanno già avuto incontri in precedenza. In questi giorni, tra l’altro, Macron è andato contro il suo ministero degli Esteri per sostenere la naturalizzazione di Durov. In ogni caso, il pretesto di un presunto incontro tra il fondatore di Telegram e il presidente della Repubblica non l’ha data a bere agli investigatori. Così Durov ha provato a contattare l’imprenditore francese Xavier Niel (azionista di maggioranza di Iliad e comproprietario di Le Monde).

Le chiamate

Niel è infatti una personalità molto nota tra gli imprenditori del settore social: sarebbe l’uomo di riferimento a Parigi anche di Elon Musk e Mark Zuckerberg. Non è l’unico che Durov aveva intenzione di chiamare: subito dopo, avrebbe infatti contattato gli uomini del suo staff a Dubai, chiedendo loro di trovargli un avvocato. Elemento che porta a credere che non fosse preparato al fermo. Alla fine, la scelta è ricaduta su David-Oliver Kaminski.

L’asso nella manica

Durante l’interrogatorio, Durov avrebbe ostentato un atteggiamento collaborativo, all’inizio. Avrebbe anche consegnato il suo cellulare alle forze dell’ordine, dando loro il codice di accesso. Poi però avrebbe cominciato a mostrarsi più arrogante, sottolineando la sua collaborazione con i servizi segreti interni (DGSI) nell’azione antiterrorismo. Con l’intelligence avrebbe infatti aperto una linea telefonica e un indirizzo email dedicati, da usare in caso di pericolo imminente: il suo aiuto sarebbe stato determinante nello sventare diversi attentati. E forse proprio questo gli ha fatto credere di essere intoccabile.

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