Così i ladri spiano le nostre case: «Ecco le tecniche che usano per scassinare»
Dall’inizio dell’estate Roma è funestata dai furti nelle case. I poliziotti del commissariato di Ponte Milvio hanno già arrestato 14 ladri di origine georgiana. Il commissario Roberto Ricciardi spiega oggi all’edizione romana di Repubblica che hanno una tecnica particolare: «Sono veloci, non fanno rumore. Scelgono case vuote, vestono bandane e cappellini, così cercano di eludere le telecamere». E ancora: «Monitorano i palazzi di loro interesse. Partono dall’ultimo piano e segnano tutte le porte con un filo di colla oppure con pezzo di carta a fisarmonica lasciato tra il battente e la porta. Dopo che hanno mappato tutte le porte ritornano nel giro di tre giorni. Se la carta è al suo posto significa che è vuota».
Come entrano
Ricciardi spiega che i ladri entrano facilmente in molti casi: «Con le vecchie serrature impiegano un secondo. Per quelle con il cilindro europeo hanno bisogno di più tempo. Possono usare il Topolino decoder, oppure rifanno la mappatura delle chiavi con degli stiletti sottili o delle linguette di alluminio che infilano nella serratura. Le comprimono, le estraggono, tornano a casa, rifanno la chiave e poi tornano. Tra i ladri c’è chi usa l’acido, l’acqua regia, che corrode completamente la serratura. Una volta dentro in 4/5 minuti portano via tutto senza fare rumore». Ci si difende generalmente «con le doppie mappature, oppure con gli spioncini digitali. In genere sono collegati al telefono e quando si attivano fanno accendere una luce. Un’altra soluzione è il defender. Quando i ladri georgiani vengono a fare i sopralluoghi, si presentano con cappellini o bandane per non essere identificati attraverso le telecamere. Incontrare sconosciuti per le scale vestiti così è un campanello d’allarme».
Chi sono
Questi ladri, spiega il commissario, «sono gli ultimi della società nel loro paese. Vengono adescati e spediti in Italia. Sono quasi tutti tossicodipendenti, usano i soldi per comprarsi l’eroina e la cocaina. Quando li seguiamo vediamo che vanno spesso a Tor Bella Monaca. A Roma stanno un paio di settimane, fanno i colpi che devono fare e poi ripartono. Si affidano a una rete di connazionali, spesso anche badanti, o affittano camere in periferia. Usano auto a noleggio». Poi «spediscono oro e gioielli in Georgia, ma a pochi giorni dal colpo troviamo sempre tutto dentro la loro casa. Quando li arrestiamo sembrano istruiti. Non collaborano, negano, fingono di non capire l’italiano. Sanno che dopo l’arresto torneranno in libertà».
Il cambio di cognome
Questi ladri entrano ed escono facilmente dall’Italia perché «la loro legge gli permette di cambiare il cognome, ma non il nome e la data di nascita. Questo ci impedisce di fare un monitoraggio sui nomi in ingresso negli aeroporti. Chi viene arrestato va in Georgia, cambia cognome e torna in Italia. Per poterli individuare bisogna prendere le impronte digitali. Solo due giorni fa abbiamo fatto arrestare due georgiani a Cosenza. Erano su una macchina che seguivamo da Roma. Sembravano incensurati. Poi è emerso che erano già stati arrestati e condannati con cognomi diversi».