Altro che rivoluzione green, a Milano circolano più auto di dieci anni fa: «I fondi per la mobilità alternativa fermi da allora»

Il capoluogo lombardo sta provando di tutto per disincentivare l’uso dei mezzi privati in città. Ma l’aumento della popolazione e una serie di nodi irrisolti stanno complicando il percorso

Nuove piste ciclabili, nuove linee della metropolitana, Area B, Area C, parcheggi a pagamento. Negli ultimi anni, a Milano si è provato un po’ di tutto per ridurre il numero di auto in circolazione e incentivare l’uso della bicicletta o dei mezzi pubblici. «Dobbiamo avere il coraggio di dire questa piccola verità, cioè che ci sono troppe macchine in città», diceva lo scorso anno il sindaco Giuseppe Sala senza troppi giri di parole. Ma quanto è stato fatto finora ha funzionato? Un’elaborazione Aci, diffusa nei giorni scorsi dal Corriere, suggerirebbe di no. Negli ultimi dieci anni, stima l’Automobile Club d’Italia, il numero di veicoli che circola per le strade del capoluogo lombardo è addirittura aumentato, seppur di poco, fino a sfiorare il milione di veicoli, mai così tanti nella storia della città.


Quasi un milione di veicoli

Complessivamente, sono 993.496 i mezzi privati a Milano, di cui oltre 700mila auto e quasi 200mila tra moto e scooter. Dieci anni prima, ossia nel 2013, il totale si fermava a 945mila, circa il 5% in meno rispetto al 2023. In termini assoluti non si tratta di un aumento particolarmente significativo. Il problema è che questo incremento si è verificato proprio negli anni in cui Milano le ha provate tutte per convincere i milanesi a rinunciare all’automobile. «Quando ho letto quei dati sono rimasto abbastanza deluso», ammette Marco Mazzei, presidente della commissione Mobilità del comune di Milano e figura di riferimento delle battaglie dell’amministrazione Sala per rivoluzionare la mobilità cittadina. Più nel dettaglio, la curva delle auto è rimasta tutto sommato piatta, passando dalle 701.301 del 2013 alle 701.443 del 2023. Moto e motorini, che a Milano godono di (quasi) piena libertà di spostamento anche nelle zone a traffico limitato, sono passati in dieci anni da 156mila a 192mila. Mentre camion e furgoni, complice il boom dell’e-commerce, sono cresciuti da 63mila a 66mila.


Scende il tasso di motorizzazione

In termini assoluti, insomma, il numero di veicoli in circolazione aumenta. Ma secondo Luca Studer, responsabile del laboratorio Mobilità e Trasporti del Politecnico di Milano, è un altro il dato a cui si dovrebbe guardare: il tasso di motorizzazione, ossia il rapporto tra il numero di auto e la popolazione residente. Secondo l’esperto, è questo l’indicatore che dà una misura più accurata del grado di dipendenza dall’auto degli abitanti di un territorio. «La popolazione di Milano è aumentata negli ultimi dieci anni, quindi il numero assoluto dei veicoli in circolazione è da prendere con le pinze. Anzi, se la popolazione aumenta e il numero di auto è stabile, potrebbe essere anche un dato positivo», spiega Studer. Se confrontata con il resto d’Italia, Milano ha un tasso di motorizzazione molto più basso di tante altre città: 51 auto ogni 100 abitanti, a fronte di una media nazionale di 66 auto. Se il confronto viene fatto però con le altre grandi metropoli europee, la situazione si ribalta. Città come Parigi, Madrid, Londra e Berlino hanno un tasso di motorizzazione che oscilla tra le 30 e le 35 auto per 100 abitanti. Un dato molto più basso del capoluogo lombardo, che è passato comunque dalle 56 auto per 100 abitanti del 2008 alle 51 del 2023. «Voglio lavorare perché arrivino a 40 in dieci anni», ha promesso nei mesi scorsi il sindaco Sala.

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Una manifestazione in via Galvani a Milano, 24 gennaio 2023, per chiedere meno auto e limiti di velocità a 30 km/ora (ANSA/Paolo Salmoirago)

La città che cambia

Nell’ultimo decennio, Milano ha cominciato a rimboccarsi le maniche e ha abbracciato un trend di trasformazione delle città divenuto ormai globale e che prevede proprio una riduzione del numero di veicoli in circolazione sulle strade. Si tratta di una vera e propria rivoluzione dello spazio urbano, che risponde sicuramente a esigenze di sostenibilità ambientale e sicurezza stradale, ma che riflette anche un modo tutto nuovo di concepire la città. «Dalla prima giunta Pisapia in poi, l’auto non è più stata al centro delle politiche per la mobilità. Questo è stato un grande cambiamento rispetto al passato», osserva Studer. Si inseriscono in questo contesto una serie di misure su cui Milano ha investito molto negli ultimi anni: la costruzione di nuove piste ciclabili, l’apertura di due nuove linee della metropolitana (la M5, completata nel 2015, e la M4, che sarà completata a settembre di quest’anno), ma anche la creazione di Area B e Area C, che prevedono restrizioni all’ingresso in città dei veicoli più inquinanti.

Il problema del fondo nazionale per i trasporti

L’aumento della popolazione, cresciuta del 7,5% dal 2010 al 2023, ha vanificato almeno in parte gli sforzi di ridurre le auto in circolazione e liberare spazio urbano per piste ciclabili e aree pedonali. Ma ci sono altri elementi che stanno rallentando questo percorso, a partire dal fatto che spesso le amministrazioni locali sono costrette a combattere con armi spuntate. «Abbiamo molti strumenti a disposizione per disincentivare l’uso dell’auto e li abbiamo usati. Ma quando si tratta di incentivare la mobilità alternativa è tutto più complicato», spiega il consigliere di maggioranza Marco Mazzei. Innanzitutto, è un problema di tipo economico. La voce “Mobilità e trasporti” occupa già un terzo del bilancio del Comune di Milano e a ogni nuova linea inaugurata la spesa complessiva aumenta. «Ma la quota che riceviamo dal Fondo nazionale per i trasporti è la stessa di dieci anni fa. Se non c’è un incentivo statale per investire in mobilità alternativa, i comuni fanno fatica a trovare i soldi e credo che dovrebbero farsi sentire di più con il ministero», fa notare Mazzei.

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Una fermata della nuova metropolitana M4 a Milano (ANSA/Mourad Balti Touati)

Tre nodi da sciogliere per ridurre i veicoli in città

Ci sono diversi motivi che spiegano perché il numero di auto a Milano scende a ritmi ancora troppo lenti rispetto a quanto auspicato dal Comune. Il primo ha a che fare con i territori dell’hinterland. «La scala urbana è insufficiente per gestire questi fenomeni. Possiamo aprire anche due nuove linee della metro, ma serve a poco se il trasporto ferroviario regionale o suburbano è scadente», insiste ancora Mazzei. Per ridurre il numero di auto che entrano ogni giorno da fuori città servirebbe un sistema ferroviario più efficiente ma anche un potenziamento dei parcheggi di interscambio, posizionati in corrispondenza di fermate della metropolitana o stazioni degli autobus.

Per quanto riguarda invece le automobili di chi vive a Milano, c’è una considerazione diversa da fare. «C’è una buona fetta di milanesi che possiede l’auto ma la tiene parcheggiata tutta settimana e la usa solo nel weekend per raggiungere luoghi fuori dalla città», spiega il presidente della commissione Mobilità. Per andare incontro a questa esigenza – e liberare spazio pubblico da destinare a piste ciclabili, dehor o altro – ci sarebbe bisogno di offrire ai cittadini un’alternativa valida. «Manca un’offerta di sharing che permetta a chi vuole un’auto solo per il weekend di trovare una vettura disponibile il venerdì pomeriggio, senza dover ricorrere per forza a un noleggio vero e proprio», continua Mazzei.

Infine, c’è una terza componente che da qualche anno contribuisce a intasare sempre più le strade di Milano: il via vai di furgoni per le consegne a domicilio. Ed è proprio su questo tema che il Comune di Milano sembra intenzionato a muoversi a partire dai prossimi mesi. «La logistica è una delle priorità da qui a fine mandato», assicura Mazzei. C’è un progetto in corso, realizzato in collaborazione con alcune aziende di logistica e in partenza a settembre, che prevede il lancio di una serie di sperimentazioni per usare cargo bike, quadricicli e altri mezzi di trasporto più sostenibili e meno ingombranti per le cosiddette “consegne dell’ultimo miglio”. «Rimettiamo sul tavolo tutte le opzioni – conclude il consigliere – e capiamo cosa possiamo fare per ridurre davvero il numero di auto. Finché non diminuisce quel dato, è difficile far emergere una serie di miglioramenti che stanno interessando la città».

Credits foto di copertina: ANSA/Matteo Corner

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