Ora il caso Sangiuliano è aperto. Meloni: «Lui mi ha rassicurato». Ma Boccia posta documenti riservati
Giorgia Meloni difende il suo ministro Gennaro Sangiuliano nella vicenda della non-consulente del ministro della Cultura Maria Rosaria Boccia. Sulla nomina o meno della influencer ed esperta di moda negli ultimi giorni si è alzato un polverone che ha coinvolto l’entourage del ministro, e anche la premier ha avuto uno scambio con Sangiuliano per chiarire come sono andate le cose. Ospite del nuovo programma di Paolo Del Debbio su Rete 4, Meloni assicura di fidarsi della versione del ministro per tutte quelle questioni che avrebbero potuto interessare l’esecutivo, dalla sicurezza alle procedure di nomina. Ma è la stessa Boccia subito dopo a pubblicare alcuni scatti di un documento relativo al G7 che gettano un ombra su quella versione. «Sono le cose che a me interessano per i profili di governo, poi il gossip lo lascio ad altri perché non ritengo di doverlo commentare io», dice la presidente del Consiglio. Oltre a chiarire se Boccia ha davvero un ruolo nella squadra del ministro, l’aspetto da chiarire era se la donna avesse avuto o meno accesso a dati sensibili, con la sua mail personale, relativi al G7 della Cultura. Perché dopo le smentite, Boccia ha replicato attraverso i social per difendere la sua posizione.
La versione di Sangiuliano e la replica di Boccia a Meloni
«Ho parlato con ministro Sangiuliano, soprattutto per le questioni che interessano il profilo del governo e mi dice che effettivamente lui aveva valutato la possibilità di dare a questa persona un incarico di collaborazione non retribuito, poi ha fatto una scelta diversa, ha deciso di non dare quell’incarico di collaborazione per per chiarire alcune questioni», spiega Meloni, «mi garantisce che questa persona non ha avuto accesso a nessun documento riservato, particolarmente per quello che riguarda il G7 e soprattutto mi garantisce che neanche un euro degli italiani e dei soldi pubblici è stato speso per questa persona. E queste sono le cose che a me interessano». Subito dopo l’intervista andata in onda su Rete 4, è di nuovo Boccia a pubblicare alcuni scatti di un documento del G7 in cui si legge solo l’intestazione, relativo alla parte: «Culture: global public good, global responsibility», e alle «sessioni di lavoro (4 sessioni da un’ora ciascuna». E poi condivide una storia in cui si rivolge indirettamente alla premier, che non l’ha citata: «Questa persona ha un nome e cognome».
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