Francia, per 10 anni ha drogato e fatto violentare la moglie: a processo il marito e 50 complici

Dal 2011 al 2020 la donna avrebbe subito oltre 92 violenze sessuali. La scoperta, per caso, grazie a un’altra indagine ai danni del marito

Addormentava la moglie con un ansiolitico, la violentava filmando l’atto e invitava altri uomini – per lo più sconosciuti – ad approfittare di lei finché era incosciente. Un abuso durato oltre dieci anni e consumatosi tra Parigi e la periferia di Avignone. Insieme all’ormai ex marito, Dominique P., altri 50 uomini sono imputati nel processo iniziato nella mattinata di lunedì 2 settembre proprio nella cittadina del sud della Francia. Ma la Polizia giudiziaria avrebbe individuato almeno altri 20 sospetti.


Le violenze e le accuse

Sarebbero almeno 92 gli atti di violenza consumatisi tra il 2011, quando la coppia viveva ancora nella capitale francese, e il 2020, dopo che la famiglia si era trasferita nella piccola Mazan, di soli 6mila abitanti. Una prassi iniziata, come ha confessato lo stesso ex marito, per poter far indossare alla moglie indumenti che lei rifiutava. Poi, in un secondo momento, ha cominciato a invitare altri uomini a partecipare. Senza mai – ha specificato il 71enne – ricevere in ritorno una qualunque forma di pagamento. L’accusa per l’uomo sarebbe di stupro aggravato e una lunga lista di altri abusi sessuali, oltre che di violazione della privacy. Rischierebbe almeno 20 anni di carcere.


La chat segreta

Insieme a Dominique P., sono presenti 50 coimputati. Per gli inquirenti è stato impossibile individuare una qualche caratteristica che li accumunasse. Vanno dai 26 ai 74 anni, molti con figli o in relazioni stabili e provenienti dalla classe media o operaia francese. Ci sono camionisti, militari, falegnami, artigiani, una guardia carceraria, un esperto informatico e un giornalista locale. La maggior parte avrebbe partecipato alle violenze una sola volta, alcuni sono arrivati a compierla in sei occasioni distinte. Sempre sotto l’occhio vigile – e la telecamera – del marito, che contattavano tramite la chat “à son insu” (a sua insaputa) su una piattaforma online. 

Istruzioni chiare

Molti degli imputati hanno negato le accuse di stupro. Secondo il giudice istruttore, molti sostengono di essere stati ingannati dal marito, che sosteneva che la moglie fosse timida e facesse finta di dormire. Altri si dicono convinti che la donna fosse consenziente, altri ancora pensavano che il marito bastasse per garantire il “sì” della moglie. A tutti, in ogni caso, erano fornite linee guida precise per evitare di svegliare la vittima: no sigarette o profumi, e mani scaldate sotto l’acqua calda o sul termosifone.

La scoperta del database

La donna, Gisàle, era del tutto ignara di ciò che le accadeva. Ha scoperto tutto nel 2020 per caso. Il marito era stato denunciato da tre donne dopo essere stato sorpreso a filmare sotto le loro gonne in un negozio di alimentari. La Polizia giudiziaria sequestrò due cellulari, due macchine fotografiche e il suo pc. Qui, secondo gli inquirenti, sono stati recuperati un video e 300 fotografie della donna incosciente. Ma anche messaggi Skype in cui l’uomo invitava altri uomini a unirsi a lui. Ulteriori indagini hanno portato alla luce oltre 20mila tra foto e riprese, tutti etichettati con la data e inseriti in una cartella apposita intitolata «Abusi». Dall’analisi di quei video è stata stilata una lista di 83 sospettati.

Il processo

Dopo l’arresto, Dominique non ha nascosto la sua colpevolezza: «Si vergogna di ciò che ha fatto. È imperdonabile», sono le parole della sua legale. L’uomo risulta coinvolto in altri casi giudiziari: un assassinio con stupro a Parigi nel 1991 (a cui ha sempre negato ogni addebito) e un tentato stupro nel 1999 (per il quale ha confessato dopo essere stato incastrato con la prova del Dna). Lunedì 2 settembre, prima dell’inizio del processo che durerà fino a dicembre, una manifestazione femminista ha coinvolto l’ingresso del palazzo di Giustizia di Avignone. In aula erano presenti 18 imputati, molti con occhiali da sole o mascherina anti-Covid per tentare di mascherare l’identità. Davanti a loro, con i tre figli, Gisàle: «Vuole affrontare lo sguardo dei 51 uomini».

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