Netanyahu tira dritto dopo la morte dei 6 ostaggi: «Il confine Gaza-Egitto lo gestiamo noi». L’ira di Biden: «Non vuole l’accordo» – Il video
Chiede scusa, Benjamin Netanyahu, nel giorno della grande mobilitazione della società civile israeliana per gli ostaggi. Ma non arretra di un millimetro sulla sua strategia militare e negoziale. «Chiedo scusa alle famiglie degli ostaggi per il fatto che non siamo riusciti a riportarli a casa vivi», ha detto il premier nella conferenza stampa serale, col pensiero rivolto ai sei giovani rapiti il 7 ottobre e trovati morti sabato dall’esercito a Rafah. «Hamas pagherà per questo un duro prezzo. Siamo nel pieno di una guerra esistenziale contro l’Iran, e la nostra vittoria dipende dalla nostra unità», ha poi aggiunto però Netanyahu. Prima di riconfermare con orgoglio le sue scelte nelle trattative in corso per un possibile quanto lontano accordo di tregua a Gaza. «Il conseguimento degli obiettivi della guerra passa per il Corridoio Filadelfia. Venti anni fa mi sono dimesso dal governo Sharon proprio su questo punto: dobbiamo controllare l’asse al confine tra Gaza e l’Egitto, è una questione politica fondamentale», ha rivendicato, ribadendo che non acconsentirà ad alcun ritiro dell’Idf da quel corridoio strategico. Anche perché, ha rivendicato il premier in diretta tv, «il ritiro dal Corridoio Filadelfia non salverà gli ostaggi, anzi il contrario. Anche se sono impegnato ad arrivare ad un accordo, noi non ci ritiriamo. Dobbiamo distruggere Hamas e far sì che non sia più una minaccia per noi».
L’onda delle proteste e l’attacco di Biden
Tra ieri e oggi la pressione della società si era levata potente come mai dal 7 ottobre, sull’onda della rabbia per l’assassinio dei 6 giovani rapiti al rave. Ieri sera manifestazioni oceaniche nel Paese, col fulcro a Tel Aviv (500mila manifestanti). Oggi lo sciopero generale e il blocco di un pezzo di Paese, reso possibile dalla mobilitazione dei sindacati al fianco del Forum delle famiglie degli ostaggi, almeno fino allo stop intimato dal tribunale del lavoro. Ma la tensione si è fatta altissima, di nuovo, pure sul piano internazionale. Con una dura polemica a distanza tra Joe Biden e Netanyahu. Il numero 1 della Casa Bianca ha detto apertamene di ritenere che “Bibi” non stia facendo abbastanza per raggiungere un accordo con Hamas per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Davanti a una domanda diretta dei giornalisti sull’impegno del leader israeliano nei negoziati ha risposto con un secco «no».
Q: Do you think Netanyahu is doing enough?
— Aaron Rupar (@atrupar) September 2, 2024
BIDEN: No pic.twitter.com/IGz44B6M3B
L’ira di Netanyahu e le precisazioni Usa
La risposta dell’ufficio di Netanyahu non è tardata ad arrivare. «È sconcertante che Biden stia facendo pressioni su Netanyahu, che ha accettato la proposta Usa già il 31 maggio e la proposta ponte il 16 agosto, e non sul leader di Hamas Sinwar che continua a rifiutare con veemenza qualsiasi intesa», afferma un alto funzionario riferito dai media israeliani. La dichiarazione di Biden «è particolarmente pericolosa tanto più che giunge solo pochi giorni dopo che Hamas ha giustiziato sei ostaggi israeliani, tra cui un cittadino americano». Davanti a questa stilettata la Casa Bianca è uscita con una nota in cui il Presidente Biden «ha espresso la sua devastazione e indignazione per l’omicidio» dell’israelo-americano Hersh Goldberg-Polin e di altri cinque ostaggi di Hamas e ha «ribadito l’importanza di ritenere responsabili i leader di Hamas». Un punto, dopo l’incontro del presidente e della sua vice Kamala Harris nella Situation Room con i negoziatori americani per l’accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza.
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