Gennaro Sangiuliano e la chiave d’oro da 14 mila euro: il ministro, la rabbia di Meloni e l’ipotesi dimissioni

La premier è molto arrabbiata. E ha paura del reato di peculato. Il totonomi per la successione e il G7 a Pompei troppo vicino

Nella strana storia che coinvolge il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la non-consigliera Maria Rosaria Boccia c’è anche una chiave d’oro da 14 mila euro. Mentre Giorgia Meloni, che ieri lo ha difeso in tv, è preoccupata. Perché l’imprenditrice di Pompei sarebbe in possesso di audio e video «compromettenti». Per questo si parla di dimissioni del ministro. E anche dei candidati alla successione. Anche perché, a dispetto dell’autodifesa di ieri, c’è il sospetto che a Boccia siano stati pagati viaggi e hotel. Intanto il sindaco Carmine Lo Sapio, ex Pd, la difende: «Conosco i genitori e anche il nonno. Mi ricordo quando da bambina la mamma la accompagnava a scuola. La famiglia si è sempre occupata di abbigliamento, lei lavora in uno di quei negozi di vestiti da sposa al confine con Torre Annunziata».


La chiave d’oro

E rivela di aver collaborato con lei «tre anni fa. Con un’associazione agricola locale, era alla festa cittadina la seconda domenica di ottobre. Aveva uno stand di latticini, distribuiva assaggini gratuiti». Nell’intervista che rilascia al Corriere della Sera Sapio parla anche delle chiavi della città consegnate al ministro. Di oro massiccio, come si capisce dalla determina del comune che oggi cita Il Foglio. Costata 14.823 euro e data a Sangiuliano il 23 luglio scorso. Insieme ad aperitivo ed allestimenti per un costo totale di altri 2.500 euro. Mentre la stessa Boccia ieri ha contattato La7 dopo l’intervento della premier. Invitandoli a guardare i documenti «riservati» che poi ha postato sui social. Due fogli con righe sbianchettate e l’intestazione, che riguarda proprio il G7 della cultura a Pompei. Ce n’è abbastanza per pensare che la vicenda avrà ulteriori sviluppi.


Le dimissioni

L’ipotesi dimissioni è sul tavolo. Tanto che è già partito il totonomi per la successione. Alessandro Giuli, presidente della Fondazione Maxxi, è uno di quelli sul tavolo. Insieme a Giordano Bruno Guerri e Giampaolo Rossi. E questo perché la paura della premier è che prima o poi tutto finisca in un’indagine della magistratura. Con un’ipotesi di reato ben definita: peculato. Ma il G7 della Cultura deve andare in scena il 19 settembre. C’è davvero poco tempo per muoversi evitando di perdere la faccia. Intanto però Sangiuliano è sulla graticola.

«Si osserva — scrivono i consiglieri del ministero — che in diversi eventi organizzati a Pompei, Boccia e le altre signore, presenti alla cena, erano sedute in prima fila accanto al sindaco e alla sua consorte nei posti riservati alle autorità». Vorrà dire qualcosa? «Sembra esserci un collegamento tra il premio al sindaco, l’onorificenza al ministro e la candidatura a capitale della cultura 2027 della città di Pompei». Sangiuliano cosa risponde?

La replica di Boccia

Intanto Maria Rosaria Boccia non resta con le mani in mano. Su Instagram replica alla lettera del ministro a La Stampa: «Dopo tre giorni di silenzio una toppa peggiore del buco». Quindi un altro post con un selfie: «Sbagliare è umano. Ammettere i propri errori è da grandi. Mettersi in discussione è da persona con cervello». E ancora: «Io non ho mai pagato nulla. Mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri, tant’è che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal capo segreteria del ministro», scrive nelle stories. Quanto ai potenziali conflitti d’interesse, Boccia domanda: «Quando li avrebbe riscontrati? Durante le vacanze estive? Il capo di Gabinetto era presente da remoto alla riunione del 15 agosto perché era in ferie. Sotto l’ombrellone ha verificato i miei potenziali conflitti d’interesse? E soprattutto quali sono?. Siamo sicuri che la nomina non ci sia stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembrava femminile… La riascoltiamo insieme?».

Le riunioni del G7, i giornalisti e la famiglia

Sulle riunioni operative del G7 è ancora ironica: «Quindi non le abbiamo mai fatte? Non abbiamo mai fatto sopralluoghi? Non ci siamo mai scambiati informazioni?». Un altro screenshot contiene l’intestazione di una mail con oggetto «percorso G7 Anfiteatro» destinata ad appartenenti alla Pubblica amministrazione. In un’altra story Boccia ricorda che «la stampa mi ha definita: ‘una che si vuole accreditare’, millantatrice, la Anna Delvey della politica italiana, aspira collaboratrice, consolatrice, badante, un amore culturale… Ad oggi non ho ricevuto né le scuse da parte giornalisti, nonostante abbia sempre smentito tempestivamente tutte le dichiarazioni che leggevo ed ascoltavo, né le scuse di chi mi ha coinvolto ingiustamente in questa spiacevole situazione. Chiedo gentilmente a giornalisti e fotografi di non recarsi più presso i punti vendita di proprietà della mia famiglia. Non hanno nulla da dichiarare. Vorrebbero lavorare serenamente», conclude.

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