La ricetta di Gianrico Carofiglio per la sinistra: «Deve essere allegra e promettere la felicità»

Lo scrittore ex magistrato: le elezioni si vincono proponendo un sogno di futuro

La sinistra deve essere allegra. Perché la militanza non deve essere triste. E anche capace di far sognare. E di parlare della ricerca della felicità. A dirlo è il magistrato, poi senatore Pd e scrittore Gianrico Carofiglio. In un’intervista a La Stampa dice che non è sufficiente «essere contro qualcosa, e nemmeno elencare il proprio programma, per quanto giusto e importante: le elezioni si vincono proponendo un sogno di futuro».


Un sogno di futuro

Per Carofiglio la sinistra «deve imparare a comunicare in maniera emozionale i valori che incarnano la sua idea di politica e di mondo. Spesso, non solo in Italia, perde o vince a fatica perché gli avversari sono più bravi in questo». Mentre Giorgia Meloni e la destra in generale «raccontano un mondo di fantasia, una pratica che Zygmunt Bauman chiama “retrotipia”, una sorta di utopia di un passato inesistente». L’esempio classico è quello della sicurezza: «Spesso dicono: le nostre città devono tornare a essere sicure. Esistono certamente contesti in cui è aumentata l’insicurezza, ma davvero non credo che i cittadini vorrebbero tornare alla realtà dei decenni passati: a inizi anni ’90 c’erano circa 2000 omicidi l’anno, e nel 2023 sono stati circa 300. In generale tutti i reati di violenza predatoria sono in costante decrescita».


La retrotipia di Zigmunt Bauman

La retrotipia, spiega Carofiglio, «è una leva manipolatoria e populistica per raccogliere voti su un’idea utopica di passato. A tanti piace, forse per ragioni personali. La prima volta che mi ci scontrai ero al liceo: avevo una professoressa che non faceva che decantare il periodo del fascismo. Un giorno le chiesi: ma non pensa che forse lo ricorda con tanta nostalgia perché ha nostalgia della sua gioventù? Si arrabbiò moltissimo». Mentre Berlusconi ha inventato «la più potente metafora politica degli ultimi 50 anni è sua: la discesa in campo. Nel ’94 era un termine usato dai telecronisti sportivi soprattutto per la Nazionale, evocava uno stadio festante, l’inno, i cori. Un fattore identitario per molti che erano delusi e lontani dalla politica. Dopodiché però era un sogno vuoto di contenuti: i progressisti devono sapere costruire metafore potenti per raccontare un mondo futuro possibile».

La ricerca della felicità

«Io credo che una politica di sinistra consapevole dovrebbe esplicitamente parlare della ricerca della felicità», dice Carofiglio. Che non rinnega le altre parole d’ordine: salute, lavoro, diritti. «Non c’è dubbio, quella è la lista della spesa e senza fare la spesa non si campa. Ma per coinvolgere le persone, occorre inserire questi temi in una trama emozionante, e includere tra i valori il benessere non solo materiale. Il Pil non può essere l’unico indicatore di appagamento di una società». Poi, la conclusione: «Io sono un estimatore del pensiero del professore di Harvard Michael Sandel, che critica l’etica materialistica e spesso brutale della cosiddetta società del merito. Perché se partiamo dal presupposto che il primo, il meglio piazzato in una società, se l’è meritato, capovolgendo il discorso dovremmo dire che anche gli ultimi si sono meritati la loro condizione».

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